ROMA (WSI) – Oggi ha 40 anni e una laurea in psicologia sociale. Per la prima volta Monica Lewinsky, l’ex stagista della Casa Bianca che fece a pezzi la reputazione di Bill Clinton, parla della sua relazione con l’ex presidente Usa.
E lo fa scrivendo un lungo pezzo su Vanity Fair, affermando di voler “bruciare il berretto e seppellire il vestito blu” (i due elementi centrali usati dall’accusa per inchiodare il presidente Bill), ovvero, stando alle sue stesse parole: “It’s time to burn the beret and bury the blue dress”.
Monica aggiunge: “Mi dispiace profondamente per quello che è successo tra me e il presidente Clinton. Fatemelo dire ancora. Io. Stessa. Profondamente. Rimpiango. Quanto. E’ accaduto”.
Dopo essere stata zitta per 10 anni Lewinsky ha deciso di affrontare – pubblicamente – il suo passato. “Sono stata infatti così silenziosa, che qualcuno ha detto che i Clinton mi avevano pagata: perchè avrei dovuto evitare di parlare? Ma vi posso assicurare che niente potrebbe essere più lontano dalla verità”.
Ora, “sono determinata a dare una finale diverso alla mia storia”. La fine del suo silenzio coincide con una minaccia a Hillary Clinton, più o meno esplicita. “Fino a ora sono stata timida, per paura di diventare un problema per la sua campagna” presidenziale, dice Monica, lasciando intendere che potrebbe parlare.
Dopo lo scandalo, scrive, “ho rifiutato diverse offerte, che mi avrebbero fatto guadagnare più di $10 milioni, perchè sentivo che non fosse la cosa giusta da fare”. Monica si è recata così a Londra, dove ha conseguito il master in psicologia sociale presso la London School of Economics, poi a Los Angeles, New York e a Portland, in Oregon, tentando di trovare lavoro. Ma “i potenziali datori di lavoro si riferivano alla ‘mia storia’ e non sono stata mai considerata ‘giusta’ per la posizione (offerta)”.
Ma qual è il suo scopo, ora?
Monica dice di voler agire per aiutare “le vittime di umiliazioni e abusi online, iniziando a parlare di questo argomento nei forum pubblici”.
E su Bill: “Ovviamente era il mio capo e ne ha approfittato, ma sono sempre stata ferma su un punto: è stata una storia consensuale. Gli abusi sono arrivati dopo, quando sono diventata un capro espiatorio per chi voleva proteggerlo”.