ROMA (WSI) – Non si può escludere la possibilità che l’Italia chieda aiuti alla Bce in futuro”. Lo fa sapere in un’intervista alla ‘Repubblica’ Dietmar Hornung, analista di Moody’s responsabile per l’Italia.
“Non abbiamo mai pensato – dice – che l’Italia, come qualsiasi paese, potesse restare senza governo. Il problema e’ che bisognera’ verificare il mandato dell’esecutivo appena insediato e quindi la sua capacita’ di affrontare con decisione le imponenti riforme strutturali di cui il paese avrebbe bisogno per migliorare la sua ‘affidabilita” creditizia. Per ora la situazione resta difficile”.
“Non ci sentiamo ancora – prosegue Hornung – di escludere che l’Italia finisca con l’aver bisogno del Fondo salva Stati e della Bce, il che aprirebbe nuove incognite in termini di capacita’ di far fronte alle condizioni che sarebbero imposte e che bisogna rispettare con esattezza”.
Secondo Moody’s l’Italia e’ un “paese in recessione, con dei gap di produttività perfino rispetto ad alcuni concorrenti della periferia dell’Europa e con una debolissima domanda interna”.
“C’e’ un insieme complesso di misure che potrebbero impattare positivamente la competivita’. Se devo dirne una, pensiamo al mercato del lavoro, che oggi vediamo da un lato eccessivamente regolamentato e dell’altro ancora vincolato ad accordi di categoria nazionali che potrebbero essere viceversa decentrati”. Le banche – spiega Hornug – sono vulnerabili a ulteriori shock e sono oggi un elemento di pressione sul rating anziche’ di supporto alla ripresa”.
Il funzionario ha aggiunto che l’agenzia verificherà la “capacita del nuovo governo italiano di perseguire le riforme” e ha sottolineato che “la situazione rimane difficile”.
Lo scorso 27 aprile Moody’s ha confermato il rating ‘Baa2’ per il paese precisando che l’outlook rimane negativo e rivedendo al ribasso le stime di crescita. Il pil del 2013 è atteso ora in contrazione -1,8%, contro -1% precedentemente attese.
L’agenzia ha aggiunto che il sistema bancario italiano rimane debole e che il credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, “motore di crescita dell’Italia, resta “limitato e costoso”.