ROMA (WSI) – Il regime normativo Ue sul bail-in introdotto nel 2016 è messo alla prova dai problemi delle banche italiane. Le norme, che prevedono i sacrifici di risparmiatori e investitori e non dei contribuenti per salvare gli istituti di credito in crisi, rappresentano infatti un rischio per il travagliato settore bancario della terza economia dell’area euro. Il problema principale riguarda “l’esteso processo decisionale”.
A dirlo è l’agenzia di rating Moody’s, secondo cui “l’esteso processo decisionale nel risolvere il problema legato a 360 miliardi di euro di prestiti (di cattiva qualità , ndr) che pesano sul sistema bancario italiano potrebbe riflettere varie interpretazioni della Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD)”.
L’agenzia americana pone l’accento sull’articolo 32 della BRRD alla luce dei risultati degli stress test dell’Autorità bancaria europea (Eba) in arrivo il 29 luglio prossimo. In base a quell’articolo, infatti, un governo può iniettare capitali in una banca se una tale mossa è necessaria per far fronte a una carenza di capitale a seguito di stress test.
Tali esami della solidità finanziaria potrebbero fare emergere nuove pressioni – dopo quella già esercitate nei giorni scorsi dal governo italiano, perché vengano concessi aiuti di Stato.
La BRRD, infatti, “lascia spazio a varie interpretazioni e il governo italiano potrebbe sostenere che il burden-sharing non sia richiesto o che sia limitato, una interpretazione sulla quale la Commissione Ue potrebbe non essere d’accordo”.
Sinora il governo italiano ha adottato diverse misure per risolvere il gravoso problema dei crediti deteriorati, che ammontano al 17% del totale dei prestiti in portafoglio, ma si sono rivelate tutte ancora insufficienti.
Tra gli schemi di intervento l’agenzia cita il Fondo Atlante, “che ora ha meno di due miliardi di euro di risorse”. Secondo Moody’s, “a prescindere dai meriti di queste misure, fino ad ora non sono state abbastanza per ridurre in modo significativo l’ampio stock di crediti deteriorati”.
No a ricapitalizzazioni post stress test
Intanto arrivano anche buone notizie dall’Autorità bancaria europea, per il momento ancora con sede a Londra nonostante la Brexit. L’Eba si è espressa prima degli stress test sulla solidità delle 53 maggiori banche europee, previsti per il 29 luglio. MPS e altre banche italiane in crisi possono tirare un sospiro di sollievo.
Le ricapitalizzazioni richieste alle banche che erano state bocciate nei precedenti stress test stavolta non ci saranno. “Le banche dell’Ue hanno raggiunto livelli di capitale Cet1 in media del 13,4%”. rassicura Eba, presieduta dall’ex Bankitalia Andrea Enria.
In questa edizione sembra infatti che non verranno definite soglie di capitale al di sotto delle quali le banche non passano l’esame. “I risultati saranno il punto di partenza fondamentale per una valutazione più ampia sulla solidità delle banche da parte delle autorità di vigilanza competenti (la Bce per la zona euro)”.