MILANO (WSI) – Lo stato di salute delle banche europee è in miglioramento, ma il modus operandi con il quale vengono condotti gli esami della solidità finanziaria degli istituti di credito va rivisto. È quanto rilevano gli analisti di Moody’s e di Kepler Cheuvreux all’indomani della diffusione dei risultati degli stress test dell’Eba.
Dal report dell’agenzia di rating emerge che “la maggior parte delle banche dell’Unione Europea dimostra di essere resiliente in condizioni di scenari avversi, con un significativo miglioramento rispetto agli stessi test condotti nel 2014″.
Anche secondo Kepler Cheuvreux le banche europee sono più solide di quanto non fosse due anni fa, l’ultima volta che erano stati condotti degli stress test. I risultati sono “pienamente in linea con la nostra visione di lunga data che i fondamentali delle banche europee non sono mai stati più forti di ora anche se l’attuale contesto operativo non potrebbe essere peggiore di quello che è”.
Unicredit perdente. Chi è pronto a comprare azioni Mps?
Per quanto riguarda l’Italia, “quattro dei cinque istituti coinvolti dai test mostrano un rapporto CET1 superiore al 7%, un risultato – secondo Moody’s – in linea con le attese”. Tuttavia non va dimenticato che sotto il 7% normalmente scatta la svalutazione delle obbligazioni.
Con un livello inferiore al 7,5%, il risultato di Unicredit non si può ritenere tranquillizzante, tanto è vero che la banca sta studiando un modo per rafforzare i livelli di capitale. Secondo gli analisti di Kepler la banca milanese può essere considerata una delle perdenti degli esami, insieme all’olandese ABN Amro e l’austriaca Raiffeisen.
Allo stesso tempo i test sono stati considerati da alcuni, come il manager ed ex Ceo di Unicredit Alessandro Profumo, una mezza farsa. Per esempio, da un lato non è stato tenuto conto dell’impatto della Brexit o un periodo prolungato di tassi negativi, che in Europa ammontano a migliaia di miliardi di euro. Dall’altro lato, viene soltanto presa in considerazione la situazione patrimoniale attuale (a fine 2015) e non le capacità di effettuare eventuali contromosse da parte degli istituti in caso di crisi.
Il presidente della Commissione Ecofin all’Europarlamento, Roberto Gualtieri del PD, afferma che i test andrebbero rivisti per meglio misurare il vero rischio di mercato e le reali condizioni delle banche: per Mps è “un voto che non guarda avanti”. Anche se la banca ha varato un maxi piano di salvataggio, rimane da vedere quanto appetito ci sarà per i cinque miliardi di euro di azioni Mps previste nell’operazione di aumento di capitale. Chi è veramente pronto a rischiare tanto?
In tema di rischi, secondo Gualtieri il problema degli stress test è che “persiste una insufficiente capacità di misurare il rischio di mercato, a partire dai derivati e dagli strumenti complessi detti ‘livello 3’ detenuti massicciamente soprattutto da alcune grandi banche europee e assai meno da un sistema a vocazione commerciale come quello italiano”.
Anche gli analisti di Kepler nutrono dubbi sull’efficacia degli esami come strumento per calcolare le condizioni patrimoniali degli istituti di credito. Gli stress test, secondo loro, sono “buoni per il sentiment, ma l’elefante è ancora nella stanza“, un termine della lingua inglese con cui ci si riferisce a un problema evidente (grande come un elefante in una stanza) che però viene ignorato o quanto meno minimizzato.