Mps, aumento di capitale entro novembre. Lovaglio: non chiuderò mai una filiale che guadagna
L’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro durerà tre settimane e si chiuderà entro il 12 novembre. Così il ceo di Mps Luigi Lovaglio detta la tempistica dell’operazione nel corso dell’audizione alla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche.
Il ceo ha sottolineato che l’aumento di capitale non avrà effetti diluitivi sulla quota controllata dal Tesoro (pari al 64% circa). Proprio il Ministero dell’economia e delle finanza ha confermato la sua adesione pro quota all’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. I termini e le condizioni dell’operazione (incluso il prezzo di sottoscrizione delle azioni) saranno determinati poco prima dell’avvio dell’operazione tenendo conto anche “delle condizioni di mercato e del feedback degli investitori istituzionali”. BofA Securities, Citigroup Global Market, Credit Suisse e Mediobanca agiranno in qualità di joint global coordinator e hanno sottoscritto un accordo di pre-underwriting.
Mentre Lovaglio parlava durante l’audizione, il titolo Mps scendeva in Borsa. A chi gli chiedeva un commento sul calo, il numero uno della banca toscana ha precisato:
“Questo non deve essere visto con le metriche di un normale aumento di capitale […] Essendo il nostro un titolo sottile, ancorato anche a dei sistemi di algoritmo (se lo spread sale partono le vendite). Dobbiamo pensare al piano, spiegarlo al mercato, mettere tutta la nostra credibilità, poi che ci possa essere qualcuno che prende un po’ di più lo valuteremo alla fine. Anche a me dispiace che il titolo scenda, ma è previsto quando fai un’operazione del genere.
In merito proprio agli incontri con gli investitori, Lovaglio ha precisato:
“Iniziamo sempre a parlare di rischi legali e finiamo a parlare dell’opportunità di investire nella nostra banca. Avremo una schiera molto forte (di soggetti interessati, ndr), perché fatte salve le vicende del mercato, che non le possiamo dominare, c’è interesse nel supportare il Monte dei Paschi. “La banca, nonostante le tempeste, è riuscita a tenere i clienti. Mps grazie alle sue persone è riuscita ad arrivare dov’è. Siamo all’ultimo miglio. Se va in porto l’operazione d’uscita con il Fondo di Solidarietà, dal 1 gennaio Mps entra nelle classifiche delle banche del sistema italiano, rientrando nel gruppo di testa. Saremo più leggeri e se gli altri corrono, correremo pure noi, mentre ora è difficile ]…] la banca toscana deve arrivare a un livello di cost/income in media con le altre banche, risparmiando circa 270 milioni di euro. Dobbiamo colmare questo gap per far tornare Mps a essere la vera banca nazionale italiana.
Tagli delle filiali di Mps: le parole di Lovaglio
In merito poi al taglio di 150 filiali (di cui 100 entro il 2024), che porterà il numero totale a circa 1.218, Lovaglio ha affermato:
“Non chiuderò mai una filiale che guadagna. Andando avanti il sistema bancario chiuderà le filiali, perché deve essere capace di servire il cliente in altro modo e con lo stesso livello di esperienza. La chiusura la facciamo però solo dopo aver contattato i clienti e spiegato loro come li serviremo diversamente. L’importante è non perdere clienti. Il concetto di chiusura è di efficienza commerciale, mentre terremo in considerazione i casi in cui siamo gli unici sul territorio“.
Mps ha poi confermato ai sindacati, nel primo incontro sugli esuberi svoltosi venerdì scorso, l’intenzione di attivare il fondo di solidarietà e di farvi accedere, su base volontaria, 3.500 dipendenti che uscirebbero così dalla banca il prossimo 30 novembre.
I sindacati della banca (Fabi, First Cisl, Uilca, Fisac Cgil e Unisin) in una nota congiunta spiegano che all’azienda hanno chiesto grande attenzione e collaborazione con le parti sociali per le importanti modifiche delle strutture organizzative della banca che si renderanno necessarie alla luce del significativo numero di esuberi previsto. A tal proposito, il segretario nazionale e amministrativo Fabi e coordinatore Fabi nel gruppo Monte dei Paschi di Siena, Franco Casini, ha affermato:
“Il vertice della banca, inoltre, dovrà chiarire se è realistica, alla luce del piano industriale, la possibilità che la banca possa restare autonoma, come noi peraltro auspichiamo, al termine del percorso 2022- 2026. Il piano scommette su un forte rilancio commerciale della banca e su un importante aumento della redditività in un contesto, quello attuale, caratterizzato da una forte incertezza sulle prospettive di crescita economica e con una probabile risalita delle sofferenze sui crediti: si tratta di elementi essenziali che determineranno il raggiungimento degli obiettivi e che dovremo discutere analiticamente con i vertici della banca, anche per assicurare, a tutto il personale, una prospettiva di definitiva tranquillità e serenità dopo anni di sacrifici in termini personali, professionali ed economici”.