Le Poste Italiane, misteriosi investitori dalla Cina e il fondo sovrano del Qatar avrebbero dovuto tutti entrare in soccorso di Mps, perché la banca potesse sperare di portare a termine l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro entro fine settimana. Il flop ora è pressoché assicurato, stando alle ultime indiscrezioni.
Ma gli anchor investor potenziali, gli individui e gestori che avrebbero dovuto fare un investimento a lungo termine nel capitale della travagliata banca, si sono dati alla macchia, dileguandosi uno a uno. Secondo Bloomberg, che cita più persone a conoscenza dei fatti, sono inoltre troppo pochi gli obbligazionisti che hanno accettato lo swap in azioni dei bond in loro possesso. Fino a lunedì sono stati recuperati meno di 200 milioni di euro con tale operazione di scambio.
A questo punto il governo Gentiloni chiederà quasi sicuramente al Parlamento di alzare il debito pubblico di 20 miliardi di euro per poter salvare la terza banca d’Italia e probabilmente anche Banca Carige, Veneto Banca e Pop Vicenza. Gli aiuti saranno pubblici solo in parte e non avranno un impatto sul deficit, bensì solo ‘una tantum’ sul debito, ha tenuto a rassicurare il premier Paolo Gentiloni.
In uno scenario del genere perderanno una grossa fetta dei loro investimenti obbligazionisti e azionisti, perché le regole europee non prevedono un salvataggio statale. Lo prevede la direttiva europea sui salvataggi statali di una banca – Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD). Da gennaio è possibile il ricorso al bail-in ma non il bailout automatico in caso di crisi.
Ma con una manovra finanziaria da rivedere – che verrà bocciata quasi certamente a marzo dalla Commissione Ue – un governo in ritardo nel varare le riforme considerate necessarie da Bruxelles e un sistema bancario comunque fragile, nonostante la maxi iniezione di liquidità a cui parteciperanno anche i contribuenti, c’è il rischio reale che si debba ricorrere al fondo salva stati europeo. L’ESM vorrebbe dire l’arrivo della troika dei creditori in Italia e la perdita parziale della sovranità.
L’Italia avrebbe dovuto intervenire subito anziché temporeggiare sperando che la banca più antica del mondo sarebbe riuscita a ricorrere agli investimenti del settore privato. Il caso dell’Ucraina, che ha nazionalizzato la prima banca del paese, PrivatBank, in tutta fretta, avrebbe dovuto servire da esempio.
Invece ancora una volta il governo metterà una toppa all’ultimo momento, tentando di risarcire tutti gli italiani che hanno investito in Mps e nelle altre banche che verranno salvate con lo scudo pubblico. Se si è costretti a nazionalizzare una banca, a maggior ragione di grandi dimensioni, è meglio agire in fretta.