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Mps, aumento di capitale in salita

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In un contesto di mercato complesso e altamente volatile, l‘aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro di Mps vive giorni difficili. L’ad Luigi Lovaglio è a caccia di investitori disposti a sottoscrivere i 900 milioni di euro della ricapitalizzazione che non sarà a carico del Tesoro, il cui contributo non può eccedere 1,6 miliardi per i vincoli in materia di aiuti di Stato. Di questo si è parlato ieri in una riunione al ministero dell’Economia a cui hanno partecipato dirigenti del Tesoro, le banche del consorzio di pre-sottoscrizione e lo stesso Lovaglio.

Il banchiere non avrebbe dato dettagli sulla copertura dell’aumento, ma avrebbe però confermato la volontà di far partire l’operazione il 17 ottobre 2022, data posticipata dal 10 ottobre inizialmente previsto, in modo da dare ancora tempo all’istituto di trattare con i soci commerciali, Anima e Axa, di stabilire la partecipazione all’operazione.

C’è chi parla di mal di pancia e nervosismo tra le banche, che lamentano di non avere ancora indicazioni sulla copertura di un aumento molto rischioso, alla luce della storia travagliata della banca e di un contesto di mercato difficile.

Il Tesoro, secondo quanto riferito dal Messaggero, sarebbe in pressing su casse previdenziali, fondazioni, banche e assicurazioni per creare una rete di sicurezza attorno a Mps. Nei prossimi giorni si vedrà se Lovaglio, che alla guida del Credito Valtellinese ha raccolto la fiducia di una gruppo di fondi e investitori, sarà in grado di calare l’asso e riuscire in un’impresa certamente non facile.

Si rischia intervento dello Stato

“Il Sole 24 Ore” ha comunque evidenziato che il rinvio di una settimana dell’operazione non comporta effetti particolari: il Cda della banca senese ha in mano una delega a procedere fino al 12 novembre, mentre gli accordi di pre-sottoscrizione con le banche scadono a fine ottobre.
Secondo le ultime indiscrezioni, il sostengo dei due soci commerciali sarebbe più esiguo, attorno a 300 milioni e non 400-450 milioni, come ipotizzato nelle ultime settimane. Del resto le posizioni tra la banca, l’assicurazione francese e la sgr italiana erano ancora molto distanti negli ultimi giorni, con Anima che chiede una revisione sostanziale degli accordi commerciali, a fronte della disponibilità a mettere sul tavolo fino a 200 milioni e Mps che nicchia, nel timore di rendere meno appetibile la banca nella prospettiva del futuro consolidamento.

Axa, invece, secondo rumor, non chiederebbe una revisione degli accordi, ma non sarebbe disponibile a spendere oltre 100 milioni per sottoscrivere l’aumento di capitale. Senza le risorse dell’aumento di capitale non possono essere finanziati i 3.500 esuberi previsti del progetto di rilancio messo a punto da Lovaglio. A quel punto, si aprirebbe una fase di grande incertezza, in cui la palla passerebbe alla Bce. In assenza di una proroga per l’esecuzione dell’aumento, potrebbe essere necessario un nuovo soccorso dello Stato con un nuovo burden sharing degli obbligazionisti.