ROMA (WSI) – Ingannati: si sentono così i vertici della Banca d’Italia, in merito allo scandalo dei contratti derivati di Monte dei Paschi di Siena. Ingannati si sentiranno, per l’ennesima volta, anche i cittadini italiani, visto che il governo Monti ha salvato la banca con una iniezione di 3,9 miliardi di euro (che chissà se potranno essere mai restituiti, visto che gli analisti, facendo i conti, stimano perdite per due miliardi di euro). Un aiuto che è costato più dei tagli promossi dalla riforma Fornero.
E ora il caso MPS diventa una vera e propria bomba in campagna elettorale, con i vari candidati che prendono le distanze da Giuseppe Mussari.
“La vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’autorità di vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps”, intanto si legge in una nota di Bankitalia.
“Le operazioni sono ora all’attenzione sia della vigilanza sia dell’autorità giudiziaria, in piena collaborazione – prosegue la nota – Gli approfondimenti e le indagini sono coperti da segreto d’ufficio e da segreto istruttorio. Nei mesi scorsi i vertici di Mps sono stati rinnovati. I nuovi amministratori stanno cooperando con l’autorità giudiziaria e con la Banca d’Italia per accertare le passate circostanze”.
Sulle responsabilità politiche, in causa viene chiamato soprattutto il Pd, che ha avuto un ruolo piuttosto rilevante attraverso gli enti locali nella nomina dei vertici della Fondazione MPS, stando a quanto ricorda “Il Fatto Quotidiano”, artefice dello scoop sui conti truccati dell’istituto. Il quotidiano fa notare che, a dare un supporto storico a Mussari sono stati “pietre miliari del partito, come Giuliano Amato e Franco Bassanini”.
“Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio: il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche. Il problema è capire cos’è successo lì”, mette le mani in avanti il leader dei democratici, Pier Luigi Bersani, aggiungendo: “Francamente il Pd non c’entra un accidente”.
Davanti alle telecamere di La7, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, invece, ammette e parla di responsabilità politica della sinistra. “Ci sono delle responsabilità evidenti di chi ha governato la città di Siena, c’è una responsabilità della politica”. Ancora, “da fiorentino, da toscano, ho visto che 15 anni di cattiva politica rischiano di affossare il Monte dei Paschi di Siena. Spero che il governo Bersani che verrà sia un governo in cui sarà molto chiara la distinzione tra il potere politico e le banche”, ha aggiunto.
Ma il Pd non è certo l’unico a essere chiamato in ballo nella gestione di MPS. Anche La Lega dimentica il ruolo che ha avuto nella storia sofferta dell’istituto senese l’ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti – proprio l’uomo che il Carroccio sostiene così tanto – nella – come ricorda il Fatto Quotidiano -“concessione alla banca di 1,9 miliardi di euro di aiuti di Stato ribattezzati Tremonti bond”. Bond che “l’istituto non ha ancora restituito dato che metà dei 3,9 miliardi di sostegno pubblico in arrivo a Siena è in realtà costituito da una rinegoziazione dei vecchi bond. Porta la firma del professore di Sondrio anche un’autorizzazione piuttosto delicata e anomala concessa nel 2011 alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena: il via libera a indebitarsi per 600 milioni di euro per finanziare l’aumento di capitale da 2,1 miliardi di euro della banca senese di quell’estate, che sarebbe dovuto servire anche a rimborsare i Tremonti bond. Cosa che però non è avvenuta”.
Il segretario della Lega Roberto Maroni vuole fare il politico pulito e si scaglia contro Monti e Bersani, chiedendo che spieghino subito in Parlamento “i favori a MPS e le responsabilità del Pd nella disastrosa gestione della banca”.
Intanto al Tg1, in un’intervista, parla il presidente di MPS, Alessandro Profumo, ammettendo che “certamente” lo scandalo sta arrecando un danno alla reputazione della banca. “Sono vicende complesse da gestire bene. Quello che posso dire è che sono certo che con il lavoro che stiamo facendo torneremo ad avere la reputazione che ci meritiamo”.
Su possibili azioni a tutela della banca, Profumo ha aggiunto che “nella misura in cui ci saranno gli estremi per tutelare il patrimonio della banca, ci muoveremo. Stiamo facendo tutte le analisi necessarie per capire chi ha fatto le cose”.