Dopo la falsa partenza annunciata per lo scorso 7 novembre e rinviata all’ultimo momento, parte ufficialmente la prevista revisione del modello organizzativo di Banca Mps. Tutto in vista del maxi esodo di ben 4.125 dipendenti della banca senese che andranno in pensione tutti insieme il 1° dicembre. Un terzo delle uscite dovrebbe essere concentrato nella direzione generale, a Siena, Milano, Roma, Padova, Mantova e Lecce. Persone che dovranno essere sostituite per forza di cose.
Nelle passate settimane, come rendono noto le sigle sindacali, la banca ha attivato colloqui, trasferimenti e riqualificazioni per il personale interessato. Nonostante ciò la manovra ha evidenziato l’assenza di una programmazione formativa esigibile (cui hanno diritto coloro che accedono ai nuovi ruoli), una conduzione non ottimale dei colloqui gestionali, ed una limitata capacità di ascolto e di comprensione delle esigenze dei colleghi. Da qui i sindacati avanzano le loro richieste:
“In una fase così delicata per la banca, che dal 1° dicembre dovrà assorbire l’urto delle 4.125 uscite simultanee di personale, pur nella mancata condivisione del riassetto – per il quale non è stato possibile trovare un punto di sintesi con l’azienda – le OO.SS. ritengono opportuno ricercare delle fasi di dialogo a livello centrale e periferico, per gestire al meglio le ricadute sui dipendenti riguardo ai nuovi carichi di lavoro, alla nuova organizzazione, alla formazione e alla gestione dei rischi operativi. Le OO.SS. ritengono necessario guardare alle imminenti scadenze e chiedono di ripristinare le condizioni per lo svolgimento di incontri urgenti in tutte le Direzioni Territoriali e nelle strutture centrali, che evidenzino in modo trasparente gli impatti dell’esodo e del riassetto organizzativo e le conseguenti criticità, al fine di ricercare le migliori soluzioni percorribili, tenuto conto dei bisogni e delle condizioni dei colleghi e non solo delle esigenze della banca.
Urge altresì uniformare e monitorare la formazione effettivamente erogata o da erogare per tutti i cambi di ruolo, in modo da definire gli eventuali correttivi. In questo momento, dopo aver superato passaggi difficili per la gestione degli esuberi e per l’aumento di capitale, la nostra attenzione è rivolta alle lavoratrici e ai lavoratori che restano nella banca, che meritano una migliore e più sensibile considerazione da parte dei vertici aziendali; gli intendimenti enunciati dal management all’atto della presentazione del piano industriale in materia di valorizzazione delle risorse umane dovranno trovare un’adeguata concretizzazione anche e soprattutto in termini di normative contrattuali”.
Perché si è arrivati al maxi esodo da Mps
Era il 4 agosto scorso quando venne raggiunto l’accordo sindacale che prevedeva l’uscita, su base volontaria, di 3.500 dipendenti, a fronte della quale sono pervenute 4.125 domande, di cui 4.005 per il Gruppo Mps e 120 come distaccati extra gruppo.
Ebbene qualche settimana fa si è svolto l’incontro tra il ceo della banca Luigi Lovaglio e i coordinamenti sindacali del gruppo Mps insieme al responsabile delle risorse umane, Roberto Coita, in cui si è discusso della richiesta dei sindacati di alzare il numero dei prepensionamenti dai preventivati 3.500 dipendenti fino ad accogliere quanto più possibile le 4.125 richieste di uscita volontaria. Per i coordinamenti sindacali, accontentare tutti i dipendenti che vorrebbero lasciare la banca, approfittando dello scivolo fino a 7 anni di contributi, che varrà però fino al 30 novembre 2022, costerebbe dai 150 ai 180 milioni in più. E proprio all’incontro, l’amministratore delegato ha espresso un orientamento positivo in ordine alle istanze sindacali, “fermo restando il completamento del processo legato all’aumento di capitale e le decisioni che a riguardo saranno assunte dal Cda, unitamente alla definizione del piano gestionale di sostituzione dei colleghi legato alla riorganizzazione aziendale” come riporta una nota stampa delle sigle sindacali di Mps.
“Ad agosto abbiamo detto che stavamo lavorando sull’implementazione del piano. Oggi posso dire che abbiamo raggiunto le principali milestone. L’aumento di capitale è stato concluso con successo, pur in un mercato volatile, grazie alla fiducia accordata dai nostri investitori” e rappresenta “uno dei pilastri del piano strategico 2022-2026. Possiamo adesso iniziare una nuova epoca della banca, avendo già contabilizzato 925 milioni di costi di ristrutturazione ed ottenendo risparmi per circa 300 milioni di euro”.
Lovaglio si è riferito alle 4.000 uscite programmate, di cui il 25% relative al personale amministrativo presente in sede. I vantaggi della riduzione del personale saranno chiaramente visibili già dal mese di dicembre, quando sarà chiaramente visibile il reale potenziale della banca, ha detto il ceo.