Mps, dimezzato il patrimonio e crolla in Borsa. A rischio la ricapitalizzazione?
Cosa sta succedendo a Mps? Perchè negli ultimi giorni il titolo della banca più antica al mondo ha perso quasi l’11% del suo valore?
Perchè oggi il crollo della quotazione ha superato anche il 4%? E perchè tutto il sistema bancario italiano in generale sta appesantendo il listino di Piazza Affari?
In realtà, potrebbe essere proprio la situazione del Monte ad aver innescato un nuovo momento di crisi. Mps rischia di diventare una zavorra sempre più insostenibile per tutti e, alla vigilia delle elezioni, con tutte le connessioni politiche esistenti, il suo peso rischia di aumentare.
Ma veniamo ai fatti e facciamolo seguendone la cronologia.
A luglio scorso, l’A.D. Lovaglio aveva dichiarato che, viste le buone condizioni patrimoniali della banca, l’aumento di capitale da 2,5 mld da lanciare a novembre sarebbe stato inscindibile e a condizioni di mercato.
Ma cosa vuol dire?
Ricordiamo che il Monte dei Paschi di Siena è una banca praticamente statalizzata. Il Tesoro ne detiene il 64,23% delle quote azionarie. Ciò detto il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) dovrà rispondere dell’aumento di capitale per circa 1,6 mld.
Per gli altri 900 mil, necessari a raggiungere la quota dei 2,5 mld previsti, così come dichiarato da Lovaglio a luglio, si sarebbe andati sul mercato a raccogliere quanto necessario.
Ma ora lo scenario è cambiato totalmente
Nel documento di convocazione della prossima assemblea, fissata per il 15 settembre prossimo, si evince in maniera molto netta che l’aumento di capitale è scindibile e cioè che la raccolta potrebbe fermarsi a 1,6 mld garantiti dal Tesoro lasciando, in balia delle onde di mercato, i 900 ml che mancano.
Ma cosa è successo tra le dichiarazioni di luglio dell’A.D. Lovaglio e oggi?
Tutto ruota attorno ad un documento dei revisori dei conti che, come la legge vuole, prima di un eventuale aumento di capitale, sono chiamati a verificare lo stato patrimoniale della banca.
Ebbene, a fronte di perdite pregresse, il collegio dei revisori dei conti propone di abbattere il patrimonio della banca da 9 mld e 200 mil circa a 4 mld 954.
Insomma, il patrimonio della banca di Rocca Salimbeni sarebbe praticamente dimezzato in barba a tutti i numeri positivi rilanciati proprio nelle dichiarazioni di luglio.
E allora, con tutti questi punti interrogativi, con i numeri del Monte che non smettono mai di stupire in negativo, quali sono gli scenari possibili?
E’ chiaro che il mercato, che sta penalizzando fortemente il titolo, non crede in una facile soluzione della vicenda. La difficoltà è ulteriormente acuita dalla tornata elettorale e a questa, naturalmente, si sommano i numeri di cui abbiamo appena parlato.
E allora cosa potrebbe accadere?
Il rischio, che in queste condizioni potrebbe diventare una certezza, è che i 900 milioni vadano inoptati, cioè che restino sul mercato senza essere acquistati. Questo imporrebbe, o potrebbe farlo, una soluzione interna al mercato bancario stesso.
Come già fatto qualche anno fa, si chiederebbe agli Istituti del nostro Paese di “contribuire” per la quota che verrebbe a mancare.
Così, il Pozzo di San Patrizio in cui MPS si sta trasformando, assorbirebbe altri soldi pubblici (il miliardo e 600 mil del MEF) e metterebbe ulteriormente sotto pressione il sistema bancario italiano (da qui la giustificazione dei cali in Borsa dei titoli bancari?).
Ma non basta. Si rischia ancora di più
Cosa potrebbe chiedere la BCE in una situazione che si fa sempre più complessa?
L’ipotesi peggiore è legata al cosidetto burden sharing, che imporrebbe la partecipazione alle perdite da parte dei privati, soprattutto dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate. Insomma, la situazione è davvero complicata. Non resta che aspettare e vedere cosa succederà.