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Mps, disco verde dell’assemblea alla ricapitalizzazione. Titolo in caduta libera

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Come ampiamente previsto, ieri l’assemblea di Mps ha dato il via libera all’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, che finanzierà 3.500 esuberi, sosterrà gli investimenti del piano industriale e rafforzerà il capitale. La delibera è stata approvata con una maggioranza bulgara, quasi interamente rappresentata dalla quota del Tesoro (64,2%).

A favore della ricapitalizzazione il 99,6% delle azioni ammesse al voto. Contrari azionisti per lo 0,4% delle azioni ammesse al voto. Tra i pochi e scoraggiati piccoli soci intervenuti è  riecheggiata la richiesta di un rinvio, per evitare l’ennesimo “massacro” dei risparmiatori, costretti ad accettare “una scommessa ad alto rischio“, pena l’azzeramento del loro capitale residuo, già falcidiato dalle perdite in Borsa.

L’assemblea ha approvato anche il raggruppamento delle azioni in rapporto di 100 a 1 e la riduzione del capitale per le perdite pregresse. La ricapitalizzazione, da chiudere entro il 12 novembre 2022, partirà attorno alla metà di ottobre, una volta ottenuto il via libera della Consob al prospetto.

Pesante l’avvio del titolo in Borsa dopo l’ok alla ricapitalizzazione: -3,2% nelle prime battute (-60% da inizio anno).

“Ricapitalizzazione in un’unica soluzione” per Mps

Il via libera dell’assemblea straordinaria  “è l’inizio ufficiale della partita; adesso si corre” ha affermato l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, aggiungendo che si punta a realizzare un aumento “in un’unica soluzione, entro i tempi previsti”.

Sarà un’operazione “a mercato” conferma la presidente Patrizia Grieco a chi chiede dell’ipotesi che nell’eventuale assenza del consorzio di garanzia possa venire meno il contributo dei privati, che devono sottoscrivere fino a 900 milioni dell’aumento a pagamento. La banca ha siglato un pre-accordo con alcune banche disponibili a partecipare al consorzio di garanzia.

Nel mese cruciale che ha davanti, Lovaglio avrà il compito di costruire interesse e fiducia, generando quel “feedback positivo” negli investitori che le banche del consorzio che il Monte dei Maschi sta organizzando chiedono per garantire l’aumento. Non una passeggiata, come si riconosce nello stesso consorzio, alla luce sia del contesto macroeconomico che del track record di Siena, che in un decennio ha accumulato 23 miliardi di perdite, bruciando 18,5 miliardi di aumenti di capitale, di cui 5,4 miliardi a carico dei contribuenti.

Gli incontri con gli investitori “sono continui” e “positivi”, ha rassicurato Lovaglio, a cui potrebbero tendere la mano i partner industriali Axa e Anima, che potrebbero sottoscrivere una fetta dell’aumento di capitale – si parla di 350-400 milioni – non a fondo perduto, ma in cambio di un rafforzamento delle partnership industriali nella bancassicurazione e nel risparmio gestito.