Dopo la clamorosa rottura delle trattative in corso da qualche mese tra il Tesoro e UniCredit, si riapre lo scottante dossier Mps. Dopo mesi di negoziati il Tesoro ha deciso che non è in grado di soddisfare le richieste di UniCredit per un pacchetto di ricapitalizzazione di Mps del valore di oltre 7 miliardi di euro poiché questo renderebbe un’operazione “troppo punitiva” per il contribuente italiano.
Ora il Tesoro, il principale azionista della banca senese, dovrà iniziare le trattative con Bruxelles per chiedere in primo luogo uno slittamento dei tempi dell’uscita del Mef dal Monte dei Paschi visto che la scadenza di fine anno è ora irrealistica da rispettare. Come riporta il CorSEra nei prossimi giorni partirà da via XX Settembre una lettera indirizzata alla Commissaria Margheret Vestager per chiedere una proroga di forse 12 mesi. Ma non solo.
Dossier Mps: le possibili richieste del Tesoro a Bruxelles
Ora il ministero guidato da Daniele Franco dovrà negoziare con l’Unione europea per il via libera a un aumento di capitale privato e a condizioni di mercato. Il tentativo sarà quello di attrarre altre banche o fondi a investire nella banca senese, il tutto mentre verranno avviare misure di rafforzamento operativo. Un’ipotesi potrebbe essere quella di ridurre i rischi legali che ammontano a circa 6 miliardi, facendoli convergere dentro Fintecna mentre ad Amco, società pubblica di gestione di attivi, verranno ceduti altri 4 miliardi di crediti.
Resta sempre nel cassetto il piano messo in piedi dall’ad Bastianini, mai però approvato dalla Bce. Un piano che prevede 2,5 miliardi di euro di aumento di capitale per far fronte alla carenza di liquidità e ai costi di ristrutturazione necessari per rimettere in sesto il conto economico. Ma anche 2.670 esuberi netti al 2025 e ritorno in utile nel 2023, dopo il pareggio di bilancio nel 2022. Come scrive il Corriere, “L’aumento previsto da Bastianini è di 2,5 miliardi, toccherà a lui (se non ci sarà anche un cambio di management) rafforzarlo e proporlo al mercato, trovando anche un consorzio di garanzia che copra l’eventuale parte di aumento non sottoscritta. Si parla di 3,5-4 miliardi. Non ci sarà per il momento il burden sharing, cioè il taglio di valore a carico degli 1,75 miliardi bond subordinati, ieri sono crollati del 19%. Questo scenario potrebbe verificarsi solo con la «ricapitalizzazione precauzionale» come avvenne nel 2017. un’esperienza che a Roma non vogliono ripetere”.
L’Italia deve essere all’altezza degli impegni presi nella decisione” concordata con la Commissione europea nel 2017 “e se crede che ci siano altri modi per attuare questi impegni o uscire dalla proprietà di Monte dei Paschi di Siena, spetta a loro proporre e per questo siamo in contatto con le autorità italiane su questo tema”.
Così Arianna Podestà, portavoce della Commissione europea, durante il briefing quotidiano con la stampa. Per quanto riguarda invece la richiesta del governo italiano di una proroga entro la quale il ministero dell’Economia e delle Finanze dovrebbe uscire dal capitale della banca, la Commissione Europea “non ha commenti specifici da fare”.
Convocata commissione inchiesta
E’ stata una nota congiunta di Unicredit e del Tesoro a confermare la rottura delle trattative tra le parti per la privatizzazione di Mps.
“Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il ministero dell’Economia comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”.
“A seguito del comunicato del Ministero dell’Economia e Finanze in cui si annuncia lo stop alle trattative con Unicredit per la cessione della quota della banca Monte dei Paschi di Siena attualmente in mano al settore pubblico, in coerenza con gli impegni assunti dal Ministro Daniele Franco, siamo a richiedere che il Ministro dell’Economia e Finanze, o il Direttore Generale del Tesoro, vengano prontamente a riferire presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato in merito alla situazione relativa a Mps e alle sue prospettive future”. Così in una nota Luigi Marattin, Presidente della VI Commissione Finanze della Camera, e Luciano D’Alfonso, Presidente della VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
A dover di cronaca c’è anche chi non esclude che la trattativa con Unicredit possa clamorosamente riaprirsi come il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Non credo che la situazione sia definitivamente chiusa, credo che si cerchi di prendere tempo; le parti dovranno incontrarsi perché secondo me, dovrebbero in qualche modo venirsi incontro e ci sono le condizioni per poter arrivare in qualche modo ad un accordo tra il ministero dell’economia e UniCredit.