La vicenda che vede coinvolti Corrado Passera e Mps non finisce con il ritiro dell’offerta presentata dal banchiere per rafforzare il capitale dell’istituto in crisi. L’ex ministro ha attaccato per primo, dicendo che la banca, rea di un “atteggiamento di totale chiusura”, gli ha negato le condizioni minime per procedere.
Da qui la decisione sofferta di ritirare la propria offerta. Da parte sua la banca ha dato mandato ai propri avvocati di giudicare la correttezza o meno del comportamento del conglomerato guidato da Passera, che ha avuto fin dall’inizio l’appoggio del banchiere ex Barclays Bob Diamond.
I legali dovranno valutare gli estremi di “turbativa di mercato” dopo che Passera ha dato la sua comunicazione con una lunga lettera critica inviata al Cda e al collegio sindacale. Dietro la rottura tra l’ex AD di Intesa Sanpaolo e i vertici di Siena ci sarebbe una divergenza inconciliabile sull’identikit degli anchor investor.
Non va dimenticato in questa storia, poi, il ruolo che JP Morgan ha nel governo Renzi e nella gestione delle faccende italiane. La banca americana, che in passato ha per esempio aiutato il nostro paese a entrare nell’euro, ha presentato insieme a Medobanca un piano alternativo a quello di Passera per portare fuori dal pantano Mps. L’idea, condivisa dal Ceo Marco Morelli, è quella di iniettare liquidità per 5 miliardi di euro entro fine anno, e smaltire in contemporanea con un’operazione oculata di cartolarizzazione i 27,7 miliardi di euro di sofferenze.
Quest’ultima operazione è prevista con l’ausilio del fondo salva-banche Atlante mentre l’iniezione di liquidità potrebbe essere realizzata in due modi: in parte con un aumento di capitale e in parte con la conversione in azioni di circa 3-3,5 miliardi di euro di obbligazioni subordinate oggi in mano agli investitori istituzionali.
Il piano di Passera e quello di JP Morgan a confronto
Ad accompagnare Passera nel suo piano alternativo a quello dell’AD Morelli c’erano fondi americani e britannici, tra cui il fondo Atlas di Diamond, Bc Partners, Warburg Pincus e General Atlantic. In quanto investitori formali, pretendevano che venisse condotta una due diligence tipica del private equity. Di solito si tratta di un iter molto lungo, di tre-sei mesi. Ma in questo caso l’idea era quella di restare entro le sei settimane.
Un esame ritenuto in ogni caso troppo lungo dalla dirigenza di Mps, che vuole chiudere l’operazione di rafforzamento del capitale entro fine anno, anche per via del pericolo di instabilità politica in Italia a partire da dicembre. Passera da parte sua ha commesso forse un errore nel chiedere una due diligence senza però specificare nel dettaglio l’identità degli investitori interessati.
Per gli analisti di Banca Akros non ci sono tuttavia gli estremi della turbativa di mercato: “vediamo la decisione di Passera come una conseguenza naturale della presentazione del piano industriale la scorsa settimana”. I dubbi sono più legati al tempismo: due volte Passera ha presentato un’offerta e in entrambi i casi è arrivata a ridosso del piano industriale.
In ogni modo la decisione ha un impatto negativo sulla banca, dato che “rimuove potenziali investitori in vista della prevista ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro, pari a sette volte l’attuale capitalizzazione di mercato. Data l’altissima diluizione che si avrà con l’aumento di capitale, il nostro rating su Mps resta sospeso”.
Secondo gli analisti di banca IMI, in questo momento “l’unico piano disponibile è quello presentato dall’AD di Mps, Morelli, la settimana scorsa che prevede una ricapitalizzazione di 5 miliardi di euro, inclusa la conversione facoltativa dei bond subordinati, gli investimenti da parte degli anchor investors e un aumento di capitale senza diritto di opzione. Il rischio di esecuzione del piano rimane alto, a nostro avviso”.
Titoli Mps sospesi al ribasso
La battaglia che potrebbe anche finire in tribunale non fa bene ai titoli, che sono stati sospesi per eccesso di ribasso in Borsa stamattina. L’indice settoriale delle banche italiane cede il 2,57%. Tra le ragioni del calo vi è il timore di uno scontro nel CdA in programma per oggi, convocato per l’esame della documentazione in vista dell’assemblea in calendario per il 24 novembre.
Dopo che Corrado Passera aveva annunciato il ritiro della sua proposta di salvataggio per Mps, le azioni della banca della banca più antica al mondo sono in realtà tornati a salire, ieri. La settimana è fin qui stata decisamente altalenante, se si considera che lunedì i titoli hanno perso il -7% circa. Il gruppo, la cui capitalizzazione in Borsa (segui live blog) vale meno di 500 milioni, non ha accettato la richiesta del banchiere ed ex ministro di avviare il processo di due diligence sui conti.
La travagliata banca si è infatti limitata a consentire a Passera l’accesso alle informazioni che verranno rese consultabili con la data-room, impedendo dunque un’analisi dettagliata del bilancio di Mps. L’istituto, che ha assoluto bisogno di capitali freschi e di smaltire le sofferenze in portafoglio, non ha troppo tempo da perdere, in particolare con il referendum costituzionale alle porte e i rischi di instabilità politica che si porta dietro.
Intanto prosegue il roadshow dell’AD Marco Morelli, cbe ha fatto tappa anche in Qatar in cerca di investitori istituzionali per l’operazione pluri miliardaria di aumento di capitale.