Nuovo capitale fresco, per un ammontare di circa 100 milioni euro, dovrebbe confluire nella ricapitalizzazione di Mps per una quota che potrebbe attestarsi tra il 4,5 e il 7%. Lo riporta “Il Messaggero”, aggiungendo che la boccata d’ossigeno arriverà dalle fondazioni bancarie. L’apporto delle fondazioni dovrebbe aggiungersi agli 857 milioni di contratti di garanzia stipulati da Mps, di cui 807 dal consorzio e 50 da Algebris rispetto alle nuove azioni emesse a 2 euro.
“Nelle prossime ore, 10-11 enti dovrebbero deliberare la partecipazione al rafforzamento patrimoniale di Siena, in un’operazione di sistema concepita su iniziativa del Tesoro e dopo contatti di Luigi Lovaglio, allo scopo da fortificare il rilancio dalla banca di Rocca Salimbeni, destinata alla privatizzazione entro due anni, avendo il Mef, socio con il 64%, rinegoziato l’uscita dal capitale nel 2024″ si legge in un articolo a firma Rosario Di Mito.
Tra questi, circolano voci su un possibile coinvolgimento “di Fondazione Cariplo, secondo socio di Intesa con il 5%, Crt, presente nel capitale di Unicredit (1,65%) e Bpm (1,8%), e probabilmente di Cuneo, azionista di Intesa (0,6%), post fusione con Ubi”.
Mps resta sotto 2 euro
Dopo settimane di incertezza e caccia agli investitori, lo scorso 13 ottobre, prima dell’apertura dei mercati, è arrivato disco verde all’aumento di capitale da 2,5 miliardi di Banca Mps. La banca senese emetterà massime 1.249.665.648 azioni ordinarie di nuova emissione, senza indicazione del valore nominale, aventi le stesse caratteristiche delle azioni in circolazione, incluso il godimento regolare. Il prezzo di sottoscrizione è pari a 2 euro per ciascuna nuova azione, da imputarsi interamente a capitale, nel rapporto di 374 nuove azioni ogni 3 azioni Mps possedute.
A distanza di cinque dal precedente aumento, costato 8,2 miliardi di euro, Banca Monte dei Paschi si ripresenta così al mercato per chiedere altro denaro fresco. Questa volta, dei 2,5 miliardi circa 8-900 milioni andranno a finanziare gli oltre 4 mila esuberi volontari già firmati, mossa che servirà ad abbattere i costi di oltre 270 milioni annui già dal 2023, come preannunciato dal ceo Luigi Lovaglio. Il resto servirà a puntellare invece il capitale.
Intanto ieri, la banca più antica del mondo vale in Borsa 20 milioni, 1,95 euro per azione. Meno dei 2 euro dell’aumento di capitale: non fosse che l’aumento è ultra-iper diluitivo, dal punto di vista delle quotazioni converrebbe comprare i titoli in Borsa.