ROMA (WSI) – Sono passati più di 5 mesi da quando il 23 gennaio Mps ha sconvolto il mercato ammettendo pubblicamente le prime fortissime perdite sui derivati Alexandria e Santorini (circa 600 milioni), per nascondere le quali Mussari e la sua banda avevano sottoscritto contratti-capestro con la banca giapponese Nomura e Deutsche Bank.
Da allora le notizie sulla sua pesante situazione patrimoniale e di liquidità trapelano goccia a goccia. Il problema riguarda “il come” sono stati ristrutturati quei contratti originali con Nomura e Deutsche Bank, e la loro strana contabilizzazione in bilancio che sembra allo stato avere il tacito avallo della Consob.
Per Mps si tratta di impegni a versare somme che sfiorano i 5 miliardi di euro, che potrebbero protrarsi fino al 2040, e l’obbligo di proteggere Nomura e Deutsche Bank dal rischio di default del governo italiano per quasi 30 anni. Sarà una coincidenza, ma in questo stesso periodo Mps chiede Monti Bond per oltre 4 miliardi di €.
L’Ad Viola parla di “semplici contratti a lungo termine su BTP” sottoscritti per ristrutturare Alexandria e Santorini, ma poi saltano fuori i dettagli di questi contratti, ed emergono voci di forti versamenti di liquidità da parte di Mps a Nomura e Deutsche Bank dati a garanzia dell’assicurazione contro il rischio fallimento Italia. Ma sono solo voci, a questa data il mercato non lo sa e sale l’inquietudine degli operatori.
Nel frattempo, la Consob, che poteva ricostruire gran parte dei contratti di ristrutturazione fin dal noto esposto anonimo del Luglio 2011 e conosce tutti i dettagli dei derivati dal 25 ottobre 2012 (data in cui Profumo e Viola trovano le carte seppellite in una cassaforte), ritiene che il mercato non debba sapere nulla della precaria condizione di Mps.
Neanche quando si diffondono voci di mercato di possibili scalate di Mps che portano il titolo a rialzi del 40%. Bisogna infatti aspettare fine gennaio, quando in piena campagna elettorale si scoperchia una parte della pentola e il titolo crolla del 20% in due settimane.
A questo punto la Consob dovrebbe capire che le informazioni sui contratti di ristrutturazione di Alexandria e Santorini sottoscritti con Nomura e Deutsche Bank riguardano la solidità futura della banca e vanno comunicate quanto prima al mercato. Però Vegas pare accontentarsi dei comunicati elusivi di Mps.
Per tutto febbraio, mentre la situazione del Montepaschi appare sempre più precaria, Consob lavora alacremente con Banca d’Italia e Ivass (Istituto per la vigilanza delle assicurazioni) e l’8 marzo (a meno di 20 giorni dalla presentazione del bilancio 2012) le Autorità , congiuntamente, emanano un regolamento nel quale sono descritte parola per parola le operazioni di Mps con Nomura, senza però citarle direttamente, e suggeriscono un’opportuna modalità di contabilizzazione in “questi casi”. In soldoni: considerato che l’operazione Alexandria con Nomura per caratteristiche e dimensione è unica nel suo genere, si emana una regola ad hoc per Mps.
Così il 28 marzo, quando il Monte presenta il bilancio, tenendo conto delle giustificazioni suggerite nel regolamento, può non dichiarare qualche miliardo di perdite. Lo stesso giorno sul mercato si viene a sapere dell’esistenza di un nuovo “dettaglio” relativo al “contratto di ristrutturazione” del derivato Alexandria: Mps di fatto si è impegnata a prestare a Nomura quasi gratis, se si considerano i costi tipici di mercato, 3 miliardi di euro per 40 anni, 2 dei quali già presi da Nomura, oltre agli altri 3 miliardi impegnati per garantire i sicuri profitti di Nomura e Deutsche Bank.
Guarda caso, questo finanziamento garantito da titoli già compariva nello schema del regolamento dell’8 marzo, quello fatto per disciplinare il mercato su questo “diffuso” fenomeno.
A questo punto la Consob si trova costretta a chiedere chiarimenti su questi particolari contratti. La risposta arriva il 24 aprile, 4 giorni prima dell’approvazione del bilancio, sotto forma di comunicato per gli investitori. Mentre negli stessi giorni la Procura di Siena si muove per sequestrare i 3 miliardi prestati a Nomura, ipotizzando il reato di usura e truffa da parte della banca giapponese, il comunicato di Montepaschi si limita a riportare alla bell’e meglio le informazioni già rese pubbliche un mese prima, pure con qualche errore di trascrizione: alcune cifre su costi, redditività e riserve non tornano con i documenti pubblicati il 28 marzo.
La Consob, che aveva chiesto precisazioni, non ha fiatato, né prima dell’approvazione del bilancio, né dopo. Viene da chiedersi se qualcuno abbia almeno letto il comunicato di Mps. Magari, senza attendere le prossime elezioni, viene fuori qualcos’altro.
Intanto ieri Federconsumatori e Cgil hanno avviato, presso il Tribunale civile di Roma, una richiesta di risarcimento danni per conto di due risparmiatori che hanno investito in azioni Mps. I danni sarebbero conseguenti all’omessa vigilanza della Consob sulla Montepaschi relativamente ai derivati Santorini ed Alexandria. Un’azione civile che si aggiunge alle iniziative in sede penale di Adusbef e Codacons per falso in bilancio, false comunicazioni ai soci e omessa vigilanza.
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