Nuovo colpo di scena nella vicenda di MPS, a un mese dalla chiusura della trattativa con Unicredit, che dovrebbe decidere la sorte della banca senese e spunta un piano B.
Mps, spunta il piano B
Secondo quanto riporta La Stampa, fonti governative avrebbero dichiarato che, sul dossier Mps, “la situazione è diversa dal 30 luglio, quando Unicredit, era l’unica strada percorribile. Adesso non è più così”, aggiungendo che tutto rimarrà però “congelato fino alle elezioni” amministrative del 3 e 4 ottobre.
Una decisione presa sulla scia delle richieste sempre più alte da parte di piazza Gae Aulenti ma soprattutto dalle pressioni della politica, sempre più rilevanti man mano che si avvicinano le elezioni suppletive nel collegio di Siena.
Resta però da verificare il piano B. Sempre secondo quanto riporta il quotidiano torinese, negli ultimi giorni si starebbe facendo avanti Bper, che potrebbe rilevare un centinaio di sportelli nel nord Italia e in Emilia – Romagna. Smentite invece le indiscrezioni circolanti sull’interesse da parte di Generali.
Mps-Unicredit: un matrimonio ancora da fare
Dopo mesi di indiscrezioni e di contatti informali, sono iniziate in piena estate le trattative ufficiali tra Unicredit e Mps. Nel dettaglio la banca milanese e il ministero dell’Economia e delle Finanze, nella sua qualità di azionista di maggioranza di MPS, avevano comunicato di aver “approvato i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali della banca senese, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio”.
Tra i principali presupposti concordati con il Mef per verificare la fattibilità dell’operazione a livello patrimoniale ed economico c’è la neutralità della stessa rispetto alla posizione di capitale del Gruppo su base pro forma, un accrescimento significativo dell’utile per azione dopo aver considerato le possibili sinergie nette dell’operazione ed in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione anche prima di tener conto delle possibili sinergie al 2023..
Gli altri presupposti riguardano i contenziosi, i crediti deteriorati e il personale.
E mentre sono iniziate le danze per il matrimonio Unicredit-Mps, sono emersi i primi interrogativi sull’operazione, sollevati da sindacati e della politica, specialmente locale, tutti preoccupati per le ricadute di un’operazione che rischia di cancellare la più antica, anche se malconcia, banca al mondo. Dal Tesoro assicurano che si farà di tutto per limitare gli esuberi e difendere l’integrità del Monte.
È di pochi giorni fa la notizia, riportata dall’agenzia Reuters, in base alla quale Mps chiuderà 50 filiali, in linea con gli impegni presi con le autorità dell’Unione europea nell’ambito del piano di ristrutturazione 2017-2021. La misura coinvolge 843 dipendenti, e prevede “la liberazione di circa 70 risorse” che andranno a essere convogliate nella rete commerciale.