Mps e la Fondazione Monte Paschi hanno perfezionato questo pomeriggio l’accordo – già precedentemente comunicato nelle sue linee essenziali – per la definizione di tutte le controversie legali insorte fra le parti.
Per effetto dell’accordo, la Fondazione otterrà, tra l’altro, il pagamento di 150 milioni di euro e impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della banca toscana e sulla destinazione dell’immobile della sede centrale di Siena Rocca Salimbeni, su cui insisterà una prelazione a favore della Fondazione stessa.
Mps, transate le richieste della Fondazione per 3,8 miliardi
Le controversie tra la banca toscana e la Fondazione erano relative alle richieste stragiudiziali presentate dalla Fondazione stessa la scorsa estate per la contestata acquisizione di Banca Antonveneta, all’aumento di capitale 2011 e agli aumenti di capitale 2014-2015.
Questo accordo consente a Mps di ridurre le richieste risarcitorie per un ammontare di 3,8 miliardi, offrendo un contributo rilevante alla soluzione del principale elemento di incertezza che grava sul suo risicato bilancio e alla sua privatizzazione che dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno secondo gli accordi presi con Bruxelles.
Secondo quanto indicato nel bilancio consolidato 2020 alla fine dello scorso esercizio Mps presentava controversie legali per un ammontare di 10 miliardi di euro, in particolare vertenze legali per circa 5,1 mld di euro e richieste stragiudiziali per circa 4,9 mld di euro.
Rimangono quindi 6 miliardi di potenziali oneri a carico del bilancio della banca senese.
Privatizzazione più vicina
Questo accordo riporta in primo piano una possibile cessione della banca toscana ad Unicredit, mettendo in secondo piano il cosiddetto piano Isacco. Nella trattativa su Mps tra Unicredit e Mef, il d-day potrebbe essere il 27 ottobre. È questa la data in cui, secondo quanto riportato nei giorni scorsi da il Sole 24 Ore, potrebbe arrivare l’esito dei negoziati. Una data che coincide con l’approvazione dei conti del terzo trimestre dell’istituto di Piazza Gae Aulenti.
Secondo il quotidiano economico, dai tavoli di negoziazione sarebbe trapelato “lo schema di massima dell’operazione” che esisterebbe già, e che il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, “ha posto condizioni ben precise che riguardano il perimetro delle attività da rilevare (con esclusione degli sportelli nelle aree di sovrapposizione) e il trasferimento allo Stato del contenzioso legale e dei crediti deteriorati e in via di deterioramento”.