E’ stato un anno da incorniciare, il 2023, per Monte dei Paschi di Siena. La banca senese, salvata a più riprese dalla dallo Stato, ha chiuso il 2023 con un utile di 2,052 miliardi di di euro, che si confronta con la perdita di 205 milioni conseguita nel 2022, esercizio che spesava costi di ristrutturazione per 931 milioni. Si tratta di dati nettamente superiori alle attese degli analisti, che si aspettavano un risultato non superiore ai 1,344 miliardi), che consentono all’istituto senese di tornare a pagare il dividendo dopo tredici anni, con due anni di anticipo rispetto al piano.
La proposta del cda, si legge in una nota diffusa prima dell’apertura dei mercati, è di 0,25 euro per azione, per un monte dividendi di 315 milioni di euro.
Il titolo vola in apertura di mercato: nelle prime battute, le azioni Mps segnano un rialzo superiore al 6% a 3,58 euro.
Nonostante il ritorno alla cedola con due anni di anticipo rispetto al piano, Mps rimarca che sta continuando a rafforzare la propria situazione patrimoniale che si pone – sottolinea la banca in una nota – “ai vertici del sistema” e testimonia la capacità di Siena di generare “un’organica profittabilità sostenibile”. L’indicatore di solidità patrimoniale Cet 1 ratio fully loaded sale al 18,1%, in crescita di 248 punti base anno su anno.
I numeri principali del 2023
Passando in rassegna i dati principali del 2023, la banca senese ha comunicato al 31 dicembre 2023:
- ricavi complessivi per 3,797 miliardi di euro, in aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente. Tale dinamica – spiega la banca – è da ricondurre alla crescita del margine di interesse, che beneficia, sul fronte degli impieghi, dello scenario favorevole dei tassi, in un contesto di attento presidio del costo della raccolta. Il positivo andamento del margine di interesse ha più che compensato il minor contributo delle commissioni nette (registrato soprattutto sui proventi della gestione del risparmio, in ragione del mutato scenario di mercato) e delle altre componenti di ricavo;
- margine di interesse è risultato pari a 2,292 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2022 (+49,3%);
- le commissioni nette al 31 dicembre 2023, pari a 1,322 miliardi di euro, evidenziano una flessione rispetto a quelle consuntivate nell’anno precedente (-3,1%) riconducibile soprattutto ai proventi sulla gestione del risparmio (-3,7%). A questo riguardo – si legge nella nota – i maggiori proventi sul risparmio amministrato, in ragione del rinnovato interesse da parte della clientela per gli investimenti a tasso fisso (principalmente titoli di stato), hanno parzialmente bilanciato le minori commissioni sul risparmio gestito. In lieve riduzione le commissioni da servizi bancari tradizionali (-0,9%) a seguito della flessione sul comparto delle carte e pagamenti; stabile il contributo dei proventi sul credito. In calo anche le commissioni sul credito al consumo intermediato (-47,9%) a causa della valorizzazione della fabbrica interna di consumer finance, avviata lo scorso anno.