Fallite le trattative tra Unicredit e a Ministero delle Finanze per la cessione del Monte dei Paschi di Siena alla banca milanese, ci si chiede ora quale sarà la sorte della della banca senese, che appare nebulosa. Continuare con la gestione pubblica o rimettersi immediatamente al mercato sono le due alternative. Su tutte aleggia però l’impegno preso dal Tesoro con Bruxelles di vendere Mps entro l’assemblea sui conti 2021.
In tarda serata il Ministero di via XX Settembre in un comunicato si dice “fiducioso” del fatto che “ci siano le condizioni per ottenere una proroga” da Bruxelles, e quindi per allungare i tempi per la cessione di Mps. Il Tesoro, che è titolare del 64% della banca senese, dovrebbe a questo punto chiedere almeno sei mesi, se non di più, all’Antitrust Ue.
Nuove nozze o politica stand-alone: le opzioni sul tavolo
C’è poi chi scommette che lo stop nelle trattative con Unicredit non sia definitiva. E che, pertanto, i negoziati potrebbero ripartire già nei prossimi giorni, lo stop di ieri apre nuovi scenari all’interno del risiko bancario italiano. Tutto questo mentre negli ultimi stress test condotti dall’Eba, quello di Mps è stato il peggior istituto d’Europa.
Se al momento Intesa Sanpaolo appare l’unica banca italiana che possa dirsi fuori da nuove operazioni di consolidamento nel Paese, viste le operazioni fatte negli ultimi anni con le ex popolari venete e soprattutto con l’opas su Ubi Banca, si guarda con insistenza al Banco Bpm. nonostante la banca abbia smentito il suo interesse. Fra i principali attori di un possibile consolidamento ci sono anche Bper e Credit Agricole.
Al di là del potenziale nuovo partner, quello che appare certo è che per Monte dei Paschi, la strada ora si presenta in salita. Aprire ad altri potenziali acquirenti può essere un vantaggio, ma significherebbe anche ripartire da zero. Ecco perché una strategia stand-alone appare come una possibile soluzione, almeno nel medio periodo. In questo caso, il governo, potrebbe mettere in atto tutta una serie di operazioni per rendere la banca senese più appetibile sul mercato, tra cui la cessione di crediti deteriorati.
Appare poi necessaria una ricapitalizzazione. Senza necessariamente arrivare alla soglia chiesta da Unicredit, che per valutare l’operazione ha chiesto che fosse neutra in termini di impatti sul suo capitale, il conto per il Mef difficilmente scenderà sotto i 2 miliardi e Roma dovrà ottenere l’autorizzazione da Bruxelles per iniettare ulteriori risorse nel Monte senza avere in mano un piano per uscirne dal capitale.
Mps-Unicredit: titoli in caduta libera
Intanto, questa mattina, lo stop alle trattative tra il Tesoro italiano e Unicredit per l’acquisizione da parte di quest’ultima del Monte dei Paschi scuote gran parte dei titoli del settore bancario a Piazza Affari. Mps non riesce a far prezzo in avvio e segna un teorico -11% a 0,9625 euro, mentre Unicredit cede il 3,3% visto che gli investitori puntavano su una acquisizione degli asset senesi con un forte contributo pubblico che avrebbe neutralizzato gli impatti patrimoniali e favorito la razionalizzazione dei costi.
Scivola del 3% Carige, altra banca in cerca di un “cavaliere bianco” e che paga a questo punto il pessimismo degli operatori per una soluzione in tempi rapidi.
Salgono invece Banco Bpm (+2,3%) e Bper (+1,5%) che a questo punto potrebbero diventare le protagoniste di altre operazioni di M&A.