L’Italia, primo socio di Mps con il 4% del capitale, ha chiesto alle autorità europee tempo fino al 20 gennaio per completare l’operazione di aumento di capitale da 5 miliardi di euro, indispensabile per mettere in sicurezza l’istituto in crisi patrimoniale senza dover ricorrere al bail-in.
L’operazione di rafforzamento di capitale, la terza in tre anni di tempo, è l’unica strada rimasta per evitare di imporre perdite agli obbligazionisti e ai correntisti con più di 100 mila euro. Il governo italiano sta anche valutando un modo per ricorrere agli aiuti di Stato.
Stando alle indiscrezioni stampa il Tesoro ha infatti un piano B nel caso in cui salti l’operazione di aumento di capitale e non si trovino investitori privati disposti a iniettare risorse nella banca: chiedere all’Ue il permesso per comprare 2 miliardi di euro di azioni e salire così al 40% del capitale di Mps.
Intanto l’Italia, nella consapevolezza che la crisi di governo apertasi dopo la vittoria del No al referendum costituzionale con conseguenti dimissioni del premier Renzi, chiede tempo esattamente fino al 20 gennaio per poter portare a termine l’aumento di capitale.
Secondo il Financial Times, i vertici di Mps hanno scritto in una lettera che l’incertezza politica in Italia ha reso impossibile il completamento del piano di messa in sicurezza dell’istituto, che ha fallito gli stress test di luglio. Per questo chiede di posticipare la deadline, che era fissata per fine dicembre, aspettando che si installi un nuovo esecutivo a Palazzo Chigi.
Da ieri il governo è senza un presidente del Consiglio. Approvata in via definitiva ieri la legge di bilancio per il 2017, Matteo Renzi è salito al Colle per presentare le sue dimissioni al capo dello Stato Sergio Mattarella.
Secondo il quotidiano finanziario inglese se l’Italia sarà costretta a salvare con i soldi dei contribuenti Mps, incolperebbe la Bce per non averle concesso il tempo necessario per scongiurare un simile scenario.