Mentre le nozze Mps-Unicredit, nonostante il percorso a ostacoli, restano al centro del risiko bancario italiano, i due istituti di credito si preparano ad affrontare una settimana ricca di appuntamenti.
Si parte dal cda di oggi di MPS, chiamato a definire le modalità del suo fabbisogno di capitale, tra 2 e 2,5 miliardi di euro da a sottoporre alla Bce entro il 31 gennaio, secondo quanto previsto dal piano industriale. Si tratta di un incontro preparatorio prima del 19 gennaio, quando il capital plan dovrebbe dovrebbe avare il via definitivo.
Sul fronte Unicredit, mercoledì il Cda farà il punto sul processo di selezione del successore di Jean Pierre Mustier. Si tratta solo una tappa per restringere la lista dei candidati.
La scelta finale non arriverà prima del 10 febbraio, giorno del Cda sul bilancio. E non sarà comunque il traguardo, visto che il rinnovo riguarda l’intero board, che s’insedierà dopo l’assemblea di aprile. Solo a primavera inoltrata si potrà quindi affrontare concretamente un eventuale dossier Mps.
Mef lavora alle nozze MPS-Unicredit, no del M5S
Per favorire le nozze, il Mef, oltre al rafforzamento patrimoniale del Monte dei Paschi, già individuato fino a un massimo di 2,5 miliardi, il Mef, Secondo quanto riportato nei giorni scorsi dall’agenzia Reuters, sta pensando a misure per sterilizzare l’impatto delle eventuali richieste danni. In piedi ci sono cause per 10 miliardi, 3,8 dei quali chiesti dalla Fondazione Montepaschi.
Contrario al matrimonio di MPS-Unicedit c’è poi il MP5S.
“Siamo contrari alla fusione con Unicredit: non è sostenibile che il dossier Monte Paschi di Siena, partecipata pubblica al 64%, venga indirizzato con una vendita o una scissione verso un’unica controparte bancaria inequivocabilmente associata alla figura di Pier Carlo Padoan, componente del Cda e presidente designato di Unicredit, ex ministro dell’Economia ed ex deputato. Oltre ad opporci ad ogni regalo bancario, annotiamo il rischio di un clamoroso conflitto di interessi che va scongiurato in tutti i modi” dichiarano i componenti del Movimento 5 Stelle in commissione Bilancio e Finanze al Senato, che chiedono così di fermare “la cessione di Mps a Unicredit”.
“Prima la trasformazione delle dta di Mps in crediti d’imposta di cui si avvantaggerebbe Unicredit in caso di matrimonio”, continuano dal M5S “poi l’indicazione dell’ex ministro dell’economia Padoan, eletto a Siena e solo recentemente dimessosi da deputato, come presidente della stessa Unicredit; successivamente i piani per liberare la stessa Unicredit dal fardello della cause legali di Mps, caricandolo sullo Stato; infine un piano parallelo indiretto, fonte di benefici finanziari non trasparenti, che metterebbe in campo la società pubblica Amco per acquistare crediti deteriorati di unicredit a prezzo vantaggioso rispetto ai reali prezzi di mercato; il ruolo di Mediobanca, advisor di Mps nell’operazione ma allo stesso tempo fortemente partecipata da Leonardo Del Vecchio, anche azionista di uUnicredit.
Come Movimento 5 Stelle”, concludono, “riteniamo che si stia agendo al di fuori di criteri minimi di trasparenza. Per questo riteniamo necessario che il Mef, oggi azionista al 64%, mantenga la partecipazione nella banca, valutando le sue prospettive di sviluppo come banca pubblica o valutando in modalità trasparente la più ampia platea possibile di pretendenti di Mps, puntando a salvaguardarne l’italianità e a garantire il minor costo per i cittadini derivante da ogni decisione”.