L’index provider MSCI pensa di rimuovere i titoli della Russia dai suoi indici internazionali. Nuova tegola per il mercato finanziario russo dopo le pesanti sanzioni già annunciate dai paesi occidentali in risposta alla guerra all’Ucraina e le restrizioni delle banche centrali sul trading.
Dato che non è possibile investire nel mercato azionario russo, “il prossimo passo naturale che potremmo potenzialmente implementare potrebbe essere quello di considerare effettivamente la rimozione di MSCI Russia o la rimozione dei titoli russi dai nostri indici”. L’ha detto ieri all’agenzia di stampa Reuters Dimitris Melas, capo della ricerca sugli indici di MSCI e presidente dell’Index Policy Committee, precisando che la società non ha ancora preso alcuna decisione in merito.
Melas ha aggiunto: “Non avrebbe molto senso per noi continuare a includere i titoli russi se i nostri clienti e investitori non possono operare sul mercato. È ovvio per tutti noi che il mercato è molto difficile da negoziare e, di fatto, non è investibile oggi“. Del resto, la borsa russa è chiusa oggi per il secondo giorno consecutivo. In ogni caso, il noto fornitore di indici azionari prima di procedere intende avviare una consultazione con gli investitori. In seguito, pubblicherà una nuova comunicazione prima del fine settimana, dopo l’analisi dei risultati dei partecipanti al mercato.
Soltanto giovedì scorso MSCI aveva comunicato di aver congelato l’indice e che non avrebbe implementato i cambiamenti per i titoli russi annunciato nell’ambito della revisione di febbraio.
Quanto pesa la Russia sul mercato azionario
Sul fronte azionario, la Russia ha un peso limitato del 3,24% nel benchmark di MSCI dei mercati emergenti (MSCIEF) e di 30 punti base nel benchmark globale di MSCI. Guardando all’Europa, il peso delle azioni russe è ancora inferiore. Secondo i dati Morningstar Direct, al 31 gennaio 2022, le azioni russe rappresentavano solo lo 0,27% degli asset europei nei fondi ed ETF: solo 32,8 miliardi di euro rispetto ai 12 mila miliardi di euro di patrimonio totale dei fondi a lungo termine. La tabella sotto mostra i fondi comuni europei maggiormente esposti verso la Russia.
Quanto pesa la Russia sulle obbligazioni
Secondo le stime di Bloomberg, BlackRock, Capital Group e Legal & General sono gli asset manager che detengono più bond russi in dollari. Dei 33 miliardi di dollari di obbligazioni russe in circolazione, BlackRock ne detiene 1,5 miliardi, Capital Group 283 milioni e Legal & General 272 milioni.
Quanto pesa la Russia su fondi ed ETF
Sempre secondo Morningstar i maggiori ETF sui mercati emergenti, come quelli venduti da iShares e Vanguard, hanno solo il 3% circa dedicato alla Russia.
Per quanto riguarda i fondi azionari dedicati all’Europa emergente, il comparto più esposto è Schroder ISF Emerging Europe, che gestisce asset per 740 milioni di euro e ha un’esposizione del 60% circa verso la Russia, in particolare su Gazprom, Sberbank e Lukoil. Il fondo l’anno scorso ha guadagnato il 25%, mentre quest’anno è già sceso del 6,4%. Sberbank è il titolo che preoccupa maggiormente: ieri la Bce ha valutato che Sberbank Europe AG e le sue due controllate in Croazia e Slovenia sono in dissesto e rischiano di fallire a causa del deterioramento della loro situazione di liquidità. Invesco Emerging European Fund è il comparto più esposto, con un peso della Russia del 73% e masse complessive in gestione per 16 milioni di euro. Anch’esso è particolarmente esposto verso Sberbank, Lukoil e Gazprom. Da inizio anno, ha perso il 6%. Templeton Eastern Europe detiene asset per 209 milioni ed ha un’esposizione alla Russia del 68%.
JPMorgan Emerging Europe ha un’esposizione di oltre il 60% alle azioni russe, a fronte di 325 milioni di euro di asset. Il fondo ha perso circa il 6% da inizio anno, ma la performance non include l’andamento post-invasione.
Oltre ai fondi long only, più di 1.200 comparti hanno un’esposizione corta alle azioni russe. Ma la maggior parte delle posizioni sono molto piccole sia in termini assoluti che in percentuale.
La Russia è presente anche nei fondi che investono sui BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). L’ETF iShares BRIC 50 conta masse per 161 milioni e un’esposizione del 6% verso la Russia. I fondi BRIC passivi più grandi hanno un’esposizione alla Russia compresa tra il 20% e il 25%, secondo i dati di Morningstar Direct. In generale negli ultimi anni gli investitori stanno abbandonando i BRIC, per investire sui mercati emergenti con un approccio ESG.
Nel complesso, l’esposizione diretta dei fondi europei alle azioni russe è molto ridotta. I mercati europei subiranno l’impatto della guerra in Ucraina quando sconteranno l’incertezza che l’invasione russa ha portato agli investitori.