Le munizioni a disposizione della Bce per comprare titoli di Stato italiani prima delle elezioni politiche della primavera del 2018 in Italia sono inferiori al previsto. Le incertezze sull’esito del voto e il rischio reale di ingovernabilità con la nuova legge elettorale Rosatellum Bis potrebbero portare tensioni sul mercato secondario e primario italiano in vista del voto.
Dopo essere riuscito a convincere i mercati del fatto che il piano di riduzione del Quantitative Easing sarà graduale e non definitivo, lasciando la massima flessibilità alla Bce, Mario Draghi si trova chiamato a dover superare una nuova grande sfida a inizio 2018. Le munizioni del suo programma di acquisto di Bond – la cui mole è stata dimezzata a 30 miliardi di euro al mese a partire da gennaio – sono inferiori a quello che gli analisti stimavano nel primo trimestre, proprio nel periodo che precederà il voto in Italia.
Non si tratta di un dettaglio da poco. Le elezioni politiche della prossima primavera potrebbero svolgersi in marzo oppure in maggio e uno strategist navigato come Marcus Ashworth, editorialista di Bloomberg, ha spiegato che la “rete di protezione si sta assottigliando per l’Italia”.
Una delle mani di Draghi è legata dietro la schiena, proprio in un momento in cui i mercati obbligazionari ne hanno più bisogno. I dati pubblicati dalla Bce questa settimana mostrano come, se i mercati iniziano a innervosirsi in vista delle elezioni generali dell’anno prossimo, il presidente della Bce non avrà la possibilità di comprare tutti i bond italiani che vorrebbe.
Da gennaio, infatti, la portata del programma di Quantitative Easing della Bce si ridurrà del 50% a 30 miliardi di euro al mese. Draghi ha cercato di indorare la pillola, dando enfasi a come la Bce sia in grado di reinvestire i bond in scadenza per rimediare alla fine degli acquisti. La Bce intende insomma varare un tapering in versione più morbida rispetto a quello messo in atto dalla Fed che ha provocato un “taper tantrum” nel 2013.
Sinora Draghi e soci paiono aver convinto gli operatori di mercato. Ma, come spiega Ashworth, c’è un intoppo che non è stato preso in considerazione e citato negli altri media mainstream: “la banca centrale ha detto che intende reinvestire soltanto i soldi ottenuti con la scadenza dei titoli del debito dello stesso paese di riferimento. Draghi ha una flessibilità limitata e non potrà usare il suo potere di acquisto per avvantaggiare un paese rispetto a un altro”.
E il denaro che verrà ottenuto dalla scadenza dei titoli italiani, che potrà quindi essere utilizzato per finanziare nuove operazioni di acquisto di Btp, è inferiore al previsto e probabilmente fino al dopo elezioni. Nella tabella in allegato riportata da Bloomberg in base ai dati Bce si possono analizzare tutti i numeri.
I soldi che saranno ricavati dalla scadenza dei Bond iscritti nei bilanci della Bce e che potranno quindi essere reinvestiti ammontano a 8,5 miliardi di euro, meno dei 12 miliardi previsti. Significa che gli acquisti saranno pari a un terzo e non la metà rispetto ai 60 miliardi di Bond comprati ogni mese fino a quest’anno.
Il primo trimestre sarà il periodo dell’anno con meno scadenze mensili di Bond di tutto il 2018. I maggiori rimborsi scatteranno in aprile e in ottobre. Dev’essere questo uno dei motivi, oltre che per riuscire a ottenere l’approvazione dello ius soli subito dopo il passaggio della legge di bilancio, per cui il governo sta tanto spingendo per fare slittare le elezioni a maggio.
Nel suo ultimo bollettino mensile intanto la Bce ha confermato che il quantitative easing proseguirà al ritmo di 60 miliardi al mese fino a dicembre, mentre da gennaio a ottobre 2018 sarà operativo “a un ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018, o anche oltre se necessario”. La Bce reinvestirà il capitale dei titoli in scadenza “per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività, e in ogni caso finché sarà necessario”.
“Se da un lato la ricalibrazione degli acquisti di attività riflette la crescente fiducia nella graduale convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo prefissato, dall’altro le spinte interne sui prezzi sono ancora complessivamente tenui, e le prospettive economiche e il profilo dell’inflazione continuano a dipendere dal perdurante sostegno offerto dalla politica monetaria” osserva la Bce, concludendo che “è tuttora necessario un ampio grado di stimolo monetario”.
Secondo la Bce “l’inflazione di fondo nell’area dell’euro dovrebbe continuare ad aumentare gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure di politica monetaria della Bce, dal perdurare dell’espansione economica nonché dalla progressiva riduzione della capacità inutilizzata nell’economia e dalla più vigorosa dinamica salariale”