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Musk, arriva la scure del Digital Services Act: cosa rischia il miliardario

Era l’indiziato principale, e più volte l’Unione Europea lo aveva avvisato del rischio. Alla fine, il primo procedimento formale di infrazione avviato dalla Commissione Ue nel contesto del rispetto del Digital Services Act (Dsa) è arrivato proprio alla piattaforma di Elon Musk. L’esecutivo comunitario ha annunciato di aver avviato una procedura d’infrazione per esaminare se il social X, precedentemente conosciuto come Twitter, abbia violato le disposizioni della legge sui servizi digitali in varie aree di gestione del rischio. Queste includono la moderazione dei contenuti, i dark pattern, la trasparenza della pubblicità e l’accesso ai dati per i ricercatori.

Diversi membri della Commissione hanno manifestato preoccupazione per una serie di nuove funzionalità introdotte nel social network durante la gestione di Musk. In particolare, hanno evidenziato la diffusione di contenuti violenti legati all’attacco di Hamas in Israele, senza essere accompagnati da avvertenze esplicite. Musk nei giorni scorsi era stato anche denunciato per violazione delle leggi europee sulla privacy.

Come già detto, questa è la prima volta che il viene applicato il nuovo regolamento; da questo caso specifico, si potrà comprendere meglio se sarà in grado di costituire una minaccia significativa per le Big Tech o no.

Cosa ha deciso la Commissione Ue nei confronti del social di Elon Musk

Secondo la nota della Commissione Ue, la procedura investigativa si concentrerà su quattro principali ambiti. In primo luogo, verrà valutato il “grado di adempimento degli obblighi previsti per contrastare la diffusione di contenuti illegali”, compresi i meccanismi di notifica e di azione. In secondo luogo, si esaminerà “l’efficacia delle misure adottate per contrastare la manipolazione delle informazioni”, con particolare attenzione alle pratiche durante i processi elettorali, noti come “Community Notes”.

Inoltre, saranno esaminate le “carenze relative all’accesso ai dati per i ricercatori” che monitorano la trasparenza della piattaforma. Infine, sarà approfondito il “sospetto di progettazione ingannevole dell’interfaccia utente“, concentrandosi sul cambiamento delle ‘spunte blu’, ora legate al pagamento di un abbonamento anziché a una verifica effettiva dell’utente.

Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno, ha dichiarato nella nota che con l’apertura di un procedimento formale nei confronti di X “è finita l’era in cui le grandi piattaforme online si comportavano come se fossero troppo grandi per preoccuparsi di questi problemi“.

Multa salata per il miliardario: cosa rischia

Come si legge sempre nella nota, l’UE continuerà a raccogliere prove su queste quattro aree di potenziale violazione delle disposizioni del Digital Services Act, con ulteriori richieste di informazioni, colloqui e ispezioni, e parallelamente potranno adottare misure provvisorie e decisioni di non conformità. Inoltre, la Commissione ha il potere di accettare qualsiasi impegno assunto da X per risolvere le questioni oggetto del procedimento. Il percorso legale e quindi la conclusione del procedimento non sono stati ancora definiti. La vicepresidente esecutiva della Commissione Ue responsabile per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, ha sottolineato su X con chiarezza: “Se le violazioni saranno confermate, ci saranno delle sanzioni, prendiamo molto sul serio qualsiasi violazione delle nostre regole“.

Dal 25 agosto dello scorso anno, con l’entrata in vigore, X è elencato tra le 19 piattaforme digitali tenute ad adeguarsi agli obblighi previsti dal Digital Services Act. Le sanzioni previste in caso di accertata violazione sono estremamente significative, con multe fino al 6% del fatturato globale. Per avere un’idea di quanto può essere la multa massima, basti pensare che nel 2021 il fatturato di Twitter è stato di circa 5 miliardi di dollari, quindi la massima sanzione possibile si aggirerebbe attorno ai 300 milioni di dollari.

La lotta di Musk contro Ue e Dsa

L’avvio di questa procedura è destinato ad intensificare le tensioni tra Bruxelles e Elon Musk. Il proprietario di Tesla e SpaceX non ha mai visto di buon occhio le istituzioni europee e soprattutto il Dsa, tanto che il multimiliardario aveva minacciato tempo fa di portare il social appena comprato al di fuori dal territorio europeo. 

Da novembre dello scorso anno, l’azienda di Musk ha preso la decisione di non valutare più la disinformazione legata al Covid-19, uscendo di fatto dal programma di rendicontazione europeo sulla responsabilità delle Big Tech nella diffusione di notizie legate alla pandemia e alla campagna di vaccinazione. Una scelta descritta dalla vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il Digitale, Věra Jourová, come “la strada dello scontro”. In aggiunta, Musk aveva anche deciso di non etichettare più i media controllati da regimi autoritari come Russia, Cina e Iran e le agenzie di propaganda come “media affiliato allo Stato”.

A dicembre dello scorso anno, il gabinetto von der Leyen aveva minacciato sanzioni in risposta alla sospensione arbitraria degli account di diversi giornalisti specializzati in tecnologia, critici nei confronti del nuovo proprietario Musk. Solo un mese prima, la Commissione si era opposta alla chiusura temporanea (ancora in atto all’epoca) dell’ufficio europeo di Twitter a Bruxelles. Infine, lo scorso 10 ottobre, si è verificato un duro scambio di battute tra il commissario Breton e il proprietario della piattaforma X. Breton aveva avvertito Musk riguardo all’utilizzo della piattaforma per diffondere contenuti illegali e disinformazione nell’Unione Europea, in seguito agli attacchi terroristici compiuti da Hamas contro Israele.