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Musk: perché il giudice ha detto no al maxi bonus da $ 56 miliardi

Niente da fare per Elon Musk. Ieri l’amministratore delegato di Tesla si è visto bocciare nuovamente da un giudice del Delaware la richiesta di ottenere il reintegro del suo pacchetto retributivo per il 2018. Un pacchetto del valore di circa 56 miliardi di dollari, il più grande piano di retribuzione nella storia degli Stati Uniti per un dirigente di una società quotata.

La corte ha così accolto le obiezioni di un gruppo di azionisti, che aveva sollevato la questione di come il pacchetto fosse sproporzionato e contrario agli interessi degli investitori. La sentenza ha inoltre stabilito che gli azionisti non erano stati adeguatamente informati riguardo al coinvolgimento di Musk nella definizione del bonus.

I precedenti

Ma facciamo un passo indietro. Il pacchetto retributivo, approvato nel 2018, era stato concepito per incentivare Musk a guidare la crescita dell’azienda attraverso obiettivi ambiziosi. Il piano di compenso inizialmente approvato prevedeva una serie di stock options che avrebbero consentito a Musk di acquisire fino a 300 milioni di azioni Tesla.

Il maxi bonus, portato in tribunale da alcuni azionisti, era già stato respinto a gennaio in una prima sentenza che aveva contestato l’eccessiva influenza di Musk nel 2018 al momento della decisione sul pacchetto azionario. Pochi mesi dopo tuttavia il bonus era stato confermato dall’assemblea degli azionisti di Tesla. Ora il nuovo stop.

Questa controversia si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra Musk e gli azionisti, nonché tra il CEO e il consiglio di amministrazione della società. Tuttavia, la sentenza ha messo in luce questioni di governance aziendale e trasparenza che hanno sollevato interrogativi sul modo in cui le decisioni vengono prese all’interno della compagnia.

La sentenza

Il giudice Kathaleen McCormick ha stabilito che il processo che ha portato all’approvazione del piano era “profondamente viziato”. Secondo il giudice, Musk aveva influenzato direttamente le decisioni riguardanti il suo compenso, approfittando della sua posizione dominante all’interno dell’azienda e dei legami personali con i membri del consiglio.

Questo aspetto è cruciale, poiché il giudice ha evidenziato come il processo di approvazione del bonus fosse viziato da una mancanza di indipendenza e trasparenza. In sostanza, il consiglio non ha condotto trattative significative sui termini del pacchetto retributivo, il che ha portato a una situazione in cui gli interessi degli azionisti sono stati trascurati. Questa è una questione rilevante, poiché le aziende sono tenute a operare nel miglior interesse dei loro azionisti e a garantire che le decisioni prese dai loro dirigenti siano giustificate e sostenibili.

La sentenza ha anche messo in luce le preoccupazioni riguardo al fatto che i pacchetti retributivi per i dirigenti possano diventare eccessivi e disconnessi dalla realtà economica dell’azienda. Nel caso specifico di Musk, come abbiamo detto, il pacchetto da 56 miliardi era stato progettato per premiare il CEO sulla base di obiettivi ambiziosi legati alla crescita della società e all’aumento del valore delle azioni. Tuttavia, la corte ha ritenuto che tali obiettivi non giustificassero un compenso così elevato, specialmente in un contesto in cui gli azionisti si aspettano che le ricompense siano proporzionate ai risultati ottenuti.

Per quanto riguarda l’assegnazione delle spese legali, la corte ha ordinato a Tesla di pagare 345 milioni di dollari in parcelle legali agli azionisti che si erano opposti al bonus. Questo segna un precedente significativo: non solo la corte ha rigettato il bonus stesso, ma ha anche riconosciuto la validità delle preoccupazioni espresse dagli azionisti, conferendo loro una sorta di vittoria legale. Gli azionisti avevano inizialmente richiesto 5,6 miliardi di dollari in base al valore atteso del bonus, ma la decisione finale della corte ha ridotto drasticamente questa cifra.

La reazione di Musk

La decisione, emessa da un giudice del Delaware, rappresenta un colpo per Musk, che ha affidato a un breve post su X la sua reazione: “Gli azionisti dovrebbero controllare il voto delle società non i giudici”. Il tycoon ha inoltre specificato che intende fare appello ad una sentenza che ha definito simbolo di “corruzione assoluta”.

Musk ha la possibilità di fare appello contro la decisione del giudice, ma la strada da percorrere non è priva di ostacoli. Se dovesse decidere di procedere con un appello, potrebbe affrontare ulteriori scrutinì legali che potrebbero prolungare questa controversia. Inoltre, la necessità di ristrutturare il pacchetto retributivo potrebbe portare a nuove negoziazioni con gli azionisti, i quali potrebbero essere riluttanti a concedere ulteriori benefici senza garanzie sulla trasparenza e sull’equità delle decisioni future.