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Mussolini: 70 anni fa cadeva tradito dai suoi

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ROMA (WSI) – “Tra le ore 17 del 24 e le ore 3 del mattino del 25 luglio 1943, in una tempestosa riunione durata dieci ore, il Gran Consiglio del Fascismo mise in minoranza Mussolini”. Iniziano così le pagine dei libri di Storia sulla fine del fascismo e l’inizio dell’epoca della Liberazione d’Italia.

L’ex socialista e alleato di Adolf Hitler non si immaginava minimamente che la sua caduta sarebbe avvenuta quel giorno. Anche se le cose stavano degenerando, la sua agenda quotidiana era scandita da un incontro di routine con il Re.

La guerra stava andando per il verso sbagliato da un po’ di tempo. Due settimane prima americani, canadesi e britannici erano sbarcati sulle coste siciliane. Le forze degli Alleati furono protagoniste di uno dei più grandi sbarchi della storia, per numero di soldati più anche di quello sulle coste di Normandia, in Francia.

L’invasione dell’isola da parte di 180 mila soldati lungo 160 chilometri di costa ottenne un obiettivo diverso da quello progettato, ma i militari furono di certo sorpresi dall’incontrare poca resistenza al loro arrivo.

La sera prima un numero di funzionari fascisti aveva fatto passare una mozione chiedendo al Re di assumere lui il comando in uno stato di crisi come quello di allora. Mussolini, tuttavia, da testardo quale era, era convinto che il Re, come aveva fatto nei venti anni precedenti, lo avrebbe lasciato governare in pace senza mettergli i bastoni tra le ruote.

Durante il vertice reale, il Re ha comunicato d’un tratto a Mussolini che avrebbe dovuto dimettersi. Il leader fascista uscì da Villa Savoia visibilmente sconvolto e confuso sotto il sole della sera romana.

Arrestato dalla polizia militare, è stato poi caricato in un camion della Croce Rossa e portato in una prigione segreta. Da quel momento il culto del fascismo è rimasto senza la sua figura più rappresentativa e il suo punto di riferimento.

L’annuncio alla radio della caduta del ‘Duce’ ha scatenato le reazioni più disparate. La gente scese per strada per manifestare i propri sentimenti di gioia e malumore. In quelle ore in Italia stava per prendere il via la Liberazione del paese da un regime che prese il potere con la forza e un capo potente tradito dalla sua stessa banda.

Piuttosto che giubilo, nelle vene degli italiani scorreva rabbia. Rabbia per essere stati abbandonati da qualcuno su cui avevano riposto grande fiducia. Chiaramente il sentimento era accompagnato dalla speranza che la guerra sarebbe finita presto.

Quello che sfugge spesso agli stranieri è che, come rivelano le lettere e i diari ritrovati dell’epoca, milioni di italiani erano innamorati di Mussolini. Stravedevano per lui come persona, non solo come leader. Mentre Hitler riceveva circa mille lettere al mese dalla gente comune, al Duce venivano recapitate 1.500 missive quotidianamente.

Le donne impazzivano per quest’uomo forte e caparbio, che evidentemente sapeva parlare al cuore del popolo, nonostante al contrario di Hitler non fosse stato eletto democraticamente.

La devozione sfociava in idolatria e passione erotica, in alcuni casi, come quello della casalinga bolognese che inviò ben 848 lettere a Mussolini tra l 1937 e il 1943.

“Mio grande signore e bel Duce, sei sempre stato generoso nel sostenermi, perché hai provato l’amore che ho sentito per te e ancora lo provi. Ti amerò per sempre. Anche tu mi hai amato e il tuo amore è stato così dolce e bello che il mio cuore non lo dimenticherà mai. Sento il tuo amore fortemente e questo mi dà la forza di rimanere tua e aspettarti”.

Come ricorda Christopher Duggan, professore di storia moderna all’Università di Reading, l’Italia non ha mai riconosciuto sistematicamente il ruolo che la sua parte fascista ha avuto nella Seconda Guerra Mondiale.

E “negli ultimi 20 anni Silvio Berlusconi (il culto della personalità è una delle caratteristiche che condivide con Mussolini) ha accennato al fatto che il leader fascista dovrebbe venire riabilitato”.

Ancora oggi un centinaio di persone in Italia visita quotidianamente la tomba di Mussolini nella città romagnola di Predappio. I doni e i messaggi che lasciano come omaggio sono spesso appassionati almeno quanto quelli dei loro nonni.