Ammontano a 14,9 miliardi di euro i crediti deteriorati delle famiglie: si tratta, nel dettaglio, di 6,8 miliardi di mutui non pagati, di 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e di 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali, dicono i dati di Fabi diffusi lo scorso weekend. Solo in Lombardia e Lazio l’ammontare delle rate non pagate è di oltre 2 miliardi. I mutui a tasso variabile, colpiti dai tassi in salita, ammontano a 140 miliardi. Colpa del rialzo dei tassi da parte della Bce, che ha fatto impennare le rate dei mutui a tasso variabile. Secondo i dati di Bankitalia, a maggio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg) si sono collocati al 4,58%, contro il 4,52% di aprile. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, lancia l’allarme:
“Rispetto a maggio 2022, quando il Taeg era a 2,27, sono più che raddoppiati. Rispetto poi a due anni prima, quando erano 1,76, sono aumentati di 2,6 volte, +160%. Considerando l’importo e la durata media di un mutuo, un rialzo dei tassi così consistente significa che la rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, cresce, rispetto a un anno fa, da 603 a 773 euro, con un rincaro pari a 170 euro al mese, +28,2%. Una stangata annua pari a 2040 euro. Rispetto a due anni prima la mazzata è di 204 euro al mese, 2448 euro all’anno”.
Parallelamente, stiamo assistendo a un calo le richieste di mutui a tasso variabile, come rilevato da MutuiOnline: le richieste di mutui a tasso fisso nel trimestre in corso sono state infatti il 91,2% del totale, il dato più alto da 4 anni a questa parte. Le richieste di mutui a tasso variabile invece si sono dimezzate, passando dal 14,7% del primo trimestre dell’anno a 7,6% del trimestre in corso.
La proposta di Salvini
Per far fronte alla soluzione, il vicepremier Matteo Salvini ha detto che il Governo Meloni sta “lavorando con il ministero dell’Economia e con le banche per allungare le rate di chi ha un mutuo a tasso variabile“. L’ipotesi consiste nel permettere alle famiglie in difficoltà con i pagamenti delle rate con la modifica della durata del finanziamento, in modo da bloccare il costo della rata. Ricordiamo che in precedenza il governo aveva introdotto la rinegoziazione obbligatoria a tasso fisso, per cui il cliente in difficoltà può chiedere alla banca, che non può rifiutarsi, di trasformare il mutuo variabile in corso a tasso fisso. Il tasso è calcolato aggiungendo all’Eurirs pari alla durata residua del mutuo in corso lo spread già applicato.
Quanto costa allungare la durata dei mutui
L’allungamento della durata del mutuo comporta un sollievo a breve termine per le famiglie, con un aumento del costo totale del mutuo. Secondo le stime di MutuiOnline per Wall Street Italia, se consideriamo un mutuo medio di 140 mila euro a un tasso del 4%, in 20 anni di durata si pagano 63.609 € di interessi, pari al 31% del costo totale di 203.609 €, con una rata mensile di 848 €. Nel caso in cui si decida di allungare la durata di 10 anni, portandola a 30 anni, la quota interessi aumenterebbe del 58% arrivando a 100.617 €, il costo totale del mutuo salirebbe a 240.617 € (+18%) e la rata mensile diminuirebbe del 21% (668 €). Intesa Sanpaolo ci ha assicurato che non sono previsti costi fissi: l’allungamento della durata comporta solo un maggior esborso relativo agli interessi derivanti dall’allungamento del mutuo.
Le alternative all’allungamento della durata dei mutui
Nicoletta Papucci, direttrice marketing di MutuiOnline, segnala due modi gratuiti per allungare la durata del mutuo: la rinegoziazione con la propria banca e la surroga.
La rinegoziazione dipende dal raggiungimento di un accordo tra le parti e non è obbligatoria per l’istituto di credito, venendo tendenzialmente accordata solo se l’età anagrafica del mutuatario alla conclusione del contratto di mutuo non supera i 75 anni. Oggi il Governo sta discutendo l’opzione di introdurre l’obbligo per le banche di negoziare l’allungamento della durata dei mutui a tasso variabile. Scettica Papucci, secondo cui “questa norma, sulla falsa riga della legge 197 del 29 dicembre 2022 che obbliga le banche ad accordare il passaggio da variabile a fisso in alcuni casi – mutui sottoscritti prima del 2023 di importo non superiore ai 200 mila euro per mutuatari mai insolventi con Isee familiare sotto i 35 mila euro– e ad un prezzo fissato, rischia di essere una soluzione di breve termine che porta un sollievo limitato alle famiglie con un mutuo a tasso variabile, ma nessun sollievo al mercato dei mutui per cui è necessario che il Governo faccia di più”.
La seconda scelta per allungare la durata è rappresentata dalla surroga verso un’altra banca. In questo caso, si può agire sia sul tipo tasso, sia sulla durata e i costi sono interamente a carico della nuova banca. In futuro, si potrebbe pensare a una nuova surroga, una volta che i tassi d’interesse inizieranno a scendere.Intesa Sanpaolo rassicura:
“Il cliente potrà richiedere la rinegoziazione con riduzione della durata, tale operazione sarà concordata verificando preventivamente con il cliente che l’importo della nuova rata sia per lui sostenibile”.
Papucci ammonisce:
“Grazie alla Legge Bersani del 2007 si potrà inoltre abbattere il debito residuo con la liquidità disponibile, senza pagare alcuna penale. E’ però importante ricordare che tendenzialmente la surroga ha senso solamente se ci si trova nel primo terzo di vita del proprio mutuo, periodo in cui si pagano quasi i due terzi degli interessi. Infatti, con i piani di ammortamento alla francese, la quota interesse diminuisce nel tempo e dopo un po’ si paga principalmente la quota capitale”.
Ma quali sono ora le migliori offerte di mutui a tasso fisso o variabile?
I mutui a tasso fisso più convenienti
Ipotizzando un mutuatario di 40 anni, con contratto a tempo indeterminato e stipendio di 2.300 euro al mese, che necessita di un mutuo di 200 mila euro per acquistare una casa del valore di 250 mila euro, ecco i mutui più convenienti stando alle rilevazioni di MutuiOnline del 10 luglio 2023.
Banca | Tasso fisso | Rata | Taeg |
INTESA SANPAOLO MUTUO DOMUS FISSO |
3,60% (Tasso finito) | € 1.440 | 3,87% |
WEBANK MUTUO FISSO IRS GREEN – ACQUISTO |
3,88% (IRS + 0,90%) | € 1.467 | 4,02% |
BANCA WIDIBA MUTUO A TASSO FISSO |
4,03% (IRS 15A + 1,05%) | € 1.482 | 4,25% |
BNL – GRUPPO BNP PARIBAS MUTUO SPENSIERATO |
4,05% (Tasso finito) | € 1.484 | 4,36% |
BANCO DI DESIO E DELLA BRIANZA MUTUO TASSO FISSO ON LINE |
4,19% (IRS + 0,95%) | € 1.496 | 4,55% |
I mutui a tasso variabile più convenienti
Alle stesse condizioni, i mutui a tasso variabile più convenienti sarebbero i seguenti.
Banca | Tasso variabile | Rata | Taeg |
WEBANK MUTUO VARIABILE GREEN – ACQUISTO |
4,58% (Euribor 1M + 1,25%) | € 1.538 | 4,75% |
BANCA POPOLARE PUGLIESE PRONTOMUTUO |
4,63% (Euribor 3M + 1,10%) | € 1.543 | 4,96% |
BANCA WIDIBA MUTUO A TASSO VARIABILE |
4,74% (Euribor 3M + 1,15%) | € 1.555 | 5,00% |
BANCO DI DESIO E DELLA BRIANZA MUTUO TASSO VARIABILE ON LINE |
4,65% (Euribor 1M + 1,25%) | € 1.545 | 5,03% |
INTESA SANPAOLO MUTUO DOMUS VARIABILE |
4,80% (Euribor 1M + 1,35%) | € 1.561 | 5,12% |