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Mutui, sempre meno richiedenti a causa dei tassi alti

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I mutui diventano sempre più costosi, e sempre meno ambiti da privati e famiglie. Secondo l’ultimo report di Bussola Mutui CRIF – MutuiSupermarket.it, la quota retail interessata al mutuo è calata a livello tendenziale di oltre 10 punti percentuali. A sua volta, si registra un calo del 33,3% nell’erogazione di nuovi mutui, per quanto riguardai l secondo trimestre del 2023.

E questo nonostante la BCE abbia voluto interrompere il rialzo dei mutui, col suo primo stop da oltre un anno dall’inizio della stagione degli aumenti. L’unico effetto di questa stabilizzazione dei tassi BCE è nel calo delle domande di mutui con finalità di surroga. Ma non è da escludere che la domanda potrebbe riprendersi nel caso in cui la Banca Centrale volesse ricominciare con ulteriori aumenti nei prossimi mesi.

Mutui, calano le domande di finanziamenti da privati e famiglie

Secondo quanto emerso dagli ultimi dati del terzo trimestre 2023 di Bussola Mutui CRIF – MutuiSupermarket.it, la situazione dei mutui non sta migliorando affatto. Si ricorre sempre meno al mutuo per l’acquisto della propria casa, e questo riguarda sia i privati sia le famiglie. Si registra un calo del 10% nel secondo trimestre 2023: se nel secondo trimestre 2022 il dato era al 50,2%, per il 2023 se ne registra il 40,1%.

Parte del calo delle richieste è forse da riscontrare nella popolazione dei Giovani Under 36, beneficiari del Fondo di Garanzia Prima Casa Consap e le nuove offerte mutuo dedicate al segmento Under 36. Sebbene rimanga ancora stabile il loro peso attorno al 31% del totale delle richieste, l’aumento dei tassi ha reso sempre più difficile il raggiungimento del capitale richiesto per l’acquisto della casa. Questo ha portato a una ridotta capacità di acquisto, e così una parte crescente della popolazione ha dovuto “[…] rinviare la decisione di acquisto casa e, quindi, di richiesta mutuo casa.“.

Purtroppo si conferma tra i motivi principali dietro questo calo di richieste l’aumento dei tassi BCE nell’ultimo anno. Oltre ad aver gravato sulle rate dei mutui a tasso variabile, l‘aumento ha coinvolto anche i nuovi mutui a tasso fisso. Da una parte l’indice l’Euribor 3M (tre mesi) è aumentato del 4,44% tra gennaio 2022 e settembre 2023, “[…] passando da un valore medio del 3,54% del mese di giugno a un 3,88% medio del mese di settembre“, mentre l’Irs 20 anni è cresciuto da un valore medio del 2,90% a uno del 3,19%, raggiungendo valori a metà ottobre superiori al 3,4%.

Vince il mutuo a tasso fisso

Ma nonostante gli aumenti dell’IRS, come segnala il report, “[…] i mutui a tasso fisso continuano ad avere tassi inferiori rispetto agli omologhi mutui a tasso variabile.“. Si vedrebbero preferiti quindi i mutui a tassi fisso, ed è così, visto che il 96% di quelli stipulati nel terzo trimestre 2023 prevede la rata fissa, come si vede dal grafico sotto.

Gli stessi dati confermano la convenienza dei mutui a tasso fisso nel corso degli ultimi trimestri. Le nuove offerte mutuo presentano tassi fissi maggiormente vantaggiosi rispetto a quelli a tasso variabile. Come si può vedere dal grafico sotto, si parla di un differenziale di quasi uno 0,9% – 1% per le diverse durate proposte dai 10 ai 30 anni.

A conti fatti, simulando un mutuo di 140.000 euro a tasso variabile al 4,71% , si potrebbe ottenere una rata mensile di 796 euro. Se con fisso al 3,88%, avrà una rata mensile fissa di 729 euro. Quasi il 10% di risparmio. Una soluzione che però potrebbe convenire solo se i tassi rimangono stabili e aumentano. Qualora la BCE volesse puntare a una riduzione dei tassi Euribor e IRS, il variabile potrebbe tornare conveniente nel lungo periodo. 

In effetti, la forza del variabile è quella di farti pagare meno quando l’indice è in calo, o quanto è sostanzialmente più basso rispetto al fisso. Chi ha sottoscritto il variabile prima del 2020 aveva dietro quasi una decade di tassi a volte sotto lo zero. E ancora “molti” hanno mostrato interesse al variabile, a giudicare dai dati del terzo trimestre del 2022, col variabile richiesto nel 23% dei casi (41% se si considera il 18% del “variabile con cap”.

Mutui a surroga in calo grazie al variabile

Sempre il variabile è diventato determinante nelle domande di mutuo a surroga, ovvero come forma di passaggio da un tipo finanziamento all’altro, sempre nei casi possibili. Se prima l’aumento della rata era motivo nel terzo trimestre 2022 alla ripresa della domanda di mutuo con finalità surroga, la vicinanza al picco massimo del costo del denaro, e la recente conferma dei tassi BCE, “[…] ha generato un rallentamento alla domanda di mutui surroga a partire dal secondo trimestre 2023.“.

Guardando i dati, nel primo trimestre 2023 la domanda su canale online era al 36%. Nel secondo trimestre è sceso al 32%, e ora è al 27%. La soluzione “surroga” era anche stata agevolata dalle disposizioni del Governo Meloni a inizio anno, secondo quanto stabilito dalla Manovra di Bilancio 2023. Se ora la rata si stabilizza, e addirittura comincia a scendere, le richieste dovrebbero calare ulteriormente anche nel futuro. Ma può anche accadere il contrario, anche nel report si sottolinea che “[…] in caso di ulteriori aumenti decisi dalla BCE sui prossimi mesi, non si può a ogni modo escludere una ripresa della domanda di surroga“.