Economia

Mutui, torna l’ossigeno per chi ha un tasso variabile

Coloro che hanno un mutuo a tasso variabile possono finalmente tornare a respirare dopo gli affanni accusati negli ultimi 18 mesi, quando si sono visti mediamente aumentare le rate del 60-80%. Per loro c’è infatti una buona notizia in arrivo: la prima rata del 2024 sarà inferiore rispetto a quella pagata in media nell’ultimo trimestre del 2023.

Ciò è dovuto all’inversione di tendenza negli indici Euribor, che influenzano le rate dei mutui variabili in Italia. Dopo aver raggiunto un picco lo scorso novembre al 4%, l’Euribor a 3 mesi ha iniziato a diminuire, stabilendosi al 3,89% nell’ultima data lavorativa del 2023 (29 dicembre). Il “fratello” a 1 mese, utilizzato anch’esso per calcolare le nuove rate del mutuo, è sceso invece dal 4% al 3,87%.

Questa contenuta diminuzione comporterà un risparmio già nella prossima rata. Ad esempio, su un mutuo di 200.000 euro con scadenza a 30 anni, si tratterebbe di un risparmio di 12 euro, equivalente a 144 euro all’anno.

Ma le buone notizie non si fermano qui: il mercato prevede ulteriori significativi cali degli indici Euribor. Attualmente, i contratti futures indicano un Euribor al 2,3% alla fine del 2024 e al 2% alla fine del 2025. In sostanza, gli investitori si aspettano un dimezzamento del costo del denaro da parte della BCE nell’arco dei prossimi 24 mesi, con il tasso sui depositi che passerà dall’attuale 4% al 2%, di cui la maggior parte di questi tagli (150 punti base su 200 complessivi attesi) sono previsti nei prossimi 12 mesi.

Se queste previsioni si avverassero, il risparmio per chi ha un mutuo a tasso variabile acceso aumenterebbe significativamente. Ad esempio, lo stesso mutuo di 200.000 euro a 30 anni potrebbe vedere una diminuzione della rata di 59 euro se la BCE tagliasse i tassi di 50 punti base, di 117 euro con una riduzione di 100 punti base, e addirittura di 173 euro al mese (2.077 euro all’anno) con un taglio di 150 punti entro il prossimo dicembre, seguendo le attuali aspettative di mercato.

A fine 2025, completando il quadro previsionale, il risparmio mensile potrebbe aumentare a 227 euro, portando a un esborso annuo inferiore di quasi 3.000 euro e un abbattimento del monte interessi totale di oltre 81.000 euro alla fine del contratto.

Il destino di queste prospettive dipenderà dalle decisioni della Banca Centrale Europea, guidata da Christine Lagarde. La BCE non ha ancora discusso di tagli dei tassi nella riunione del 13 dicembre scorso e ha rimandato ogni scelta alla prima parte del 2024, in attesa dei nuovi dati macroeconomici. Questi dati includono l’inflazione, la crescita economica e i salari. La diminuzione dell’inflazione è vista positivamente, ma la crescita economica sta affrontando sfide. La variabilità dei salari rappresenta ancora la più grande incognita: un loro aumento superiore alle previsioni potrebbe innescare una spirale prezzi-salari, aumentando i rischi di una nuova ondata di inflazione.

Le incognite sono ancora numerose e di conseguenza i futures che oggi proiettano un dimezzamento dei tassi potrebbero essere troppo ottimistici. A patto che non arrivi davvero una recessione importante che scacci del tutto i timori di una ripartenza dell’inflazione. In tal caso, la BCE avrebbe ampio spazio di manovra e le rate dei mutui a tasso variabile avrebbero ancora margine per scendere.