L’impatto dei rialzi imposti dalla BCE sulle rate dei mutui a tasso variabile si è fatto sentire pesantemente sui bilanci familiari nell’ultimo anno e mezzo. Va in questo senso la proposta annunciata oggi da Salvini, a cui starebbe lavorando il governo con le banche, per un provvedimento cosiddetto salva rate. Anche perché da Francoforte sono previsti ulteriori rialzi ai tassi (e conseguentemente, anche ai canoni mensili dei variabili). Vediamo tutto nell’analisi.
L’annuncio di Salvini, obiettivo: “allungare le rate dei mutui”
“Stiamo lavorando con il ministero dell’Economia e con le banche per allungare le rate di chi ha un mutuo a tasso variabile“, ad affermarlo è stato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini a “Radio Anch’io” su Radio1 Rai.
Il leader della Lega ha criticato le scelte della Bce “che con i suoi atti alza i tassi delle famiglie italiane”.
L’assist della Fabi
Sulla stessa lunghezza d’onda sembra essere anche la Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), preoccupata dagli effetti dell’inflazione sui risparmi dei cittadini: “Da un lato i tassi d’interesse sui mutui sono sempre in rialzo, dall’altro gli interessi sui depositi sono sempre in calo”. Tradotto in parole povere: diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie, aumenta la redditività delle banche.
Come potrebbe funzionare la proposta “salva rate”
In particolare, il salva rate funzionerebbe in maniera semplice. L’ipotesi studiata dall’esecutivo è quella di permettere alle famiglie in difficoltà con i pagamenti delle rate con la modifica della durata del finanziamento, in modo da bloccare il costo della rata. Come avevamo spiegato in questo articolo, gli aumenti decisi dalla BCE, difatti, si sono tradotti in rialzi consistenti sulle rate dei mutui variabili fino al +60% dal 2022.
La rinegoziazione possibile
C’è comunque da dire che il governo Meloni si era già occupato del problema creatosi per molte famiglie sui mutui a tasso variabile. Nella legge di bilancio aveva infatti introdotto la rinegoziazione obbligatoria a tasso fisso. Il cliente in difficoltà può chiedere alla banca, che non può rifiutarsi, di trasformare il mutuo variabile in corso a tasso fisso, a condizioni precise: il tasso viene calcolato aggiungendo all’Eurirs pari alla durata residua del mutuo in corso lo spread già applicato.
Insomma, di fatto l’esecutivo sta offrendo due vie d’uscita importanti ai cittadini in difficoltà: rinegoziare il mutuo a tasso variabile passando al fisso o allungare la durata per abbassare l’importo della rata su livelli sostenibili per il proprio reddito. Sono aiuti significativi e preziosi, perché tutti, soprattutto a Roma, sanno bene che l’ultima grande crisi globale è deflagrata negli Stati Uniti proprio così. Con i mutuatari americani che non erano più in grado di pagare le proprie rate e la bolla immobiliare che è scoppiata in tempi brevissimi.