Passare dal mutuo variabile al fisso, facendo domanda alla propria banca che dovrà – in presenza dei requisiti previsti – accettarla.
È quanto previsto in uno degli emendamenti alla Legge di Bilancio, in cui di fatto il Governo Meloni rispolvera una legge del 2012 prevedeva che – fino al 31 dicembre dello stesso anno – il mutuatario che avesse sottoscritto, prima della norma, un finanziamento fino a 200 mila euro per acquisto o ristrutturazione di abitazioni, a tasso variabile per tutta la durata del contratto, potesse ottenere dalla banca la rinegoziazione, senza spese di commissione, dei costi del contratto.
“E’ stata ripristinata la vecchia norma del 2012 che permette per i contratti di mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al fisso”, ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando la particolare importanza di questa misura in questi giorni: “Oltre ad avere un impatto per la finanza pubblica riguarda tanti mutui a tasso variabile per le famiglie”.
Secondo quanto si legge nell’articolo 59-bis. “L’attuazione del presente emendamento non comporta oneri aggiuntivi a carico dello Stato, la proposta intende replicare per l’anno 2023 la misura sulla negoziazione agevolata dei contratti di mutuo stipulati a tasso e a rata variabile per tutta la durata del contratto, per l’acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione, precedentemente accordata dal dl 13 maggio 2012 n. 70 al fine di attenuare gli effetti economico finanziari conseguenti all’epidemia ex Covid 19 nonché alla guerra in Ucraina”.
I requisiti per il cambio del mutuo
La vecchia norma del 2012, ripristinata dalla manovra, prevedeva un meccanismo di calcolo molto vantaggioso per il passaggio dei mutui ipotecari dal tasso variabile al fisso, che viene permesso di solito dalle banche a condizioni piuttosto onerose. Era ancorato però a determinati paletti:
- il reddito Isee (non superiore a 35 mila euro);
- il tetto massimo del mutuo (non deve superare i 200 mila euro);
- chi fa domanda non deve mai aver mai avuto ritardi nel versamento delle rate del mutuo.
Le banche non potranno a questo punto esimersi dall’accettare la rinegoziazione se richiesta da utenti in possesso dei requisiti e che sarà gratuita, ossia senza spese di commissione, e potrebbe prevedere anche un allungamento della durata residua del finanziamento per un massimo di 5 anni (e non oltre i 25 anni) per alleggerire le rate.
Famiglie italiane alle prese con il caro mutui
L’emendamento dell’esecutivo, depositato in commissione Bilancio alla Camera, prevede infine che il beneficiario del finanziamento possa concordare con l’istituto di credito anche un allungamento del piano di rateizzazione, per un massimo di cinque anni extra e a patto che la durata residua del mutuo non superi i 25 anni.
La norma arriva in un momento particolarmente difficile per chi ha contratto un mutuo a tassi variabile. La politica restrittiva della Banca Centrale Europea, che la settimana scorsa ha alzato di nuovo i tassi di interesse di altri 50 punti base per frenare l’elevata inflazione, sta avendo ripercussioni pesanti sui mutui e prestiti di imprese e famiglie.
Il portale Facile.it fa un calcolo dell’aumento prendendo in considerazione un mutuo da 126 mila euro a 25 anni, stipulato a gennaio 2022, con un loan-to-value (valore del finanziamento rispetto all’immobile in garanzia) del 70%. Il nuovo aumento dei tassi della Bce di 50 punti base produrrà nei prossimi mesi un aumento delle rate dei mutui variabili, con rincari di quasi 35 euro al mese per un finanziamento medio e un aggravio che sale a circa 180 euro dall’inizio dell’anno (+39%).