Trent’anni di vita dedicati all’asset class obbligazionaria per Muzinich. Ne parliamo con Domenico Del Borrello, head Italy dal maggio 2017
Occuparsi solo di una cosa e farla bene è sicuramente più difficile che farne diverse, magari non altrettanto allo stesso livello. È il caso di Muzinich & Co., società specializzata solo ed esclusivamente nella gestione dell’asset class obbligazionaria corporate, sia essa investment grade sia high yield, che quest’anno compie il suo trentesimo compleanno.
I risultati sono positivi, dato che il tasso di default, tra le società selezionate per entrare nei suoi portafogli, è il più basso del mercato: lo 0,3%, che diventa dello 0,5% annualizzato per il corporate high yield. Anche per questa ragione Muzinich ha deciso di rafforzare la strategia obbligazionaria corporate europea con il lancio di una novità all’interno della gamma dei suoi fondi alternativi, il Muzinich European Credit Alpha Fund. Wall Street Italia ne ha parlato con Domenico Del Borrello, head Italy di Muzinich & Co. dal maggio 2017.
Dott. Del Borrello, perché avete scelto l’Europa come area nella quale rafforzare la vostra strategia?
“Perché Europa? Semplice, dato il differenziale di tassi esistente tra il Vecchio continente e gli Stati Uniti, la copertura del rischio di cambio in questa fase storica incide circa per il 2,8% su base annua nei costi di hedging. Sicuramente negli Usa abbiamo rendimenti a scadenza, sull’high yield più interessanti rispetto all’Europa, su questo non c’è dubbio. Ma è pur vero che tutto ciò che di buono in più possiamo trovare in termini di rendimento negli Usa, rischia di essere eroso dalla copertura del cambio”.
Ed è qui che entra in gioco questa nuova strategia che avete lanciato…
“Esatto. Questo fondo andrà a specializzarsi sull’obbligazionario corporate europeo, dato che siamo internazionalmente riconosciuti come una boutique leader nella gestione di questa asset class. Il fondo avrà comunque un limite del 30% di possibilità di acquistare fuori dall’Europa per due ragioni: primo per evitare eccessi di costo nella copertura del cambio e poi perché il gestore ha un track record decennale in un altro fondo con 5 stelle Morningstar. Sto parlando di Thomas Samson, che per molti anni ha conseguito ottime performance con il Muzinich Europeyield Fund. Insieme a lui abbiamo prospettive costruttive per il mercato corporate nei prossimi anni. Tuttavia, con gli attuali spread del credito societario a bassi livelli e i tassi che iniziano a salire, riteniamo che una strategia long/short ci dia la flessibilità necessaria per ottenere rendimenti interessanti. Inoltre, la possibilità di avere duration negativa ci permette di adattarci a un contesto di tassi in aumento”.
Entriamo nel dettaglio. Il fondo ha una strategia verticale o utilizza più approcci?
“Assolutamente non un’unica strategia ma tre: una direzionale/core long, che mira a selezionare le migliori idee di investimento individuate grazie alla ricerca bottom-up sul credito degli analisti Muzinich; la seconda di arbitraggio, che sfrutta le inefficienze di mercato per generare alpha attraverso posizioni market neutral o di pair trade; la terza core short che si prefigge di proteggere da ampi drawdown attraverso l’uso di strumenti derivati come future, cds, total return swap e opzioni, e di gestire dinamicamente le coperture sul credito e la duration complessiva del portafoglio. Il fondo può andare negativo di duration (-1 anno) per dare ulteriore risposta di soluzione allocativa. È uno dei pochi fondi che ha una performance positiva di circa 50 punti base grazie alla gestione attiva”.
Parlando di Muzinich & Co., come mai siete focalizzati solo sul credito corporate e non su altre asset class?
“Questa focalizzazione ci consente di convogliare tutte le nostre energie nell’aiutare i clienti a ottenere rendimenti solidi e con rischio contenuto. La nostra esperienza in questo campo è trentennale e siamo fortemente convinti che per la clientela questo possa essere un valore aggiunto. Occuparci di una cosa sola, con la nostra esperienza e approccio, è garanzia della qualità del servizio offerto. Basti pensare che grazie al nostro approccio non-speculativo, il tasso di default delle società che compongono i nostri nostri portafogli è pari allo 0,2% a 25 anni, contro una media di settore superiore al 3%”.
Aldilà di questo aspetto, come considerate l’investimento nel credito?
“Lo consideriamo come un prestito alle imprese. Ricerchiamo obbligazioni il cui valore reale è superiore a quello che gli attribuisce il mercato. Siamo in grado di individuarle grazie alla nostra rigorosa ricerca bottom-up sul credito. I nostri gestori tengono costantemente monitorato e valutano il valore relativo dei titoli e modificano dinamicamente i portafogli nel momento in cui i profili di rischio-rendimento subiscono dei cambiamenti. Riteniamo che ciò ci permetta di generare flussi di rendimento interessanti, minimizzando o eliminando insolvenze e svalutazioni”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto del mensile Wall Street Italia