La spesa previdenziale in Italia arriverà nei prossimi tre anni oltre la soglia dei 300 miliardi. Così rivela la Nota di aggiornamento al Def approvata dal Consiglio dei ministri secondo cui tra il 2021 e il 2022, alla fine della sperimentazione in corso di quota 100, la spesa per le pensioni passerà da 295,5 miliardi a 304 miliardi, pari cioè al 15,9% del Pil.
L’accesso alla pensione in anticipo con 62 anni compiuti e 38 anni di anzianità contributiva alle spalle, è stato richiesto al 30 settembre 2019 da circa 185mila lavoratori, meno di quanto previsto dalla legge di stabilità 2019. La maggior parte delle richieste, dati Inps, proviene da lavoratori dipendenti privati con 68.455 domande, consistenti anche le richieste dei dipendenti pubblici con 57.604. In cassa quindi lo Stato può contare su un certo risparmio ma rispetto a quanto messo a preventivo, in ogni caso la spesa aggiuntiva portata con i pensionamenti con Quota 100 per il periodo 2019 2028 ammonterà a 48 miliardi e la spesa previdenziale totale dell’INPS tra il 2021 e il 2022 supererà quota 300 miliardi.
Cosa ne sarà di quota 100 il prossimo anno? Da più parti si conferma che la sperimentazione arriverà a naturale scadenza ma pare non ci sarà nessuna proroga.
Quota 100 è una misura temporanea. E’ stata introdotta perché c’era un vulnus, una ferita da sanare, sarà riproposta e mantenuta ma non è la panacea del sistema pensionistico”.
Così pochi giorni fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenendo nel weekend a Lecce alla VI edizione delle ‘Giornate del Lavoro’ organizzata dalla Cgil. Critico nei confronti della misura fortemente voluta dalla Lega il leader del sindacati Maurizio Landini.
Quota 100 non ha risolto il problema della riforma delle pensioni che per noi si risolve eliminando la riforma Fornero. Il tema resta quindi aperto e va discusso”.