Economia

Napolitano, è lui che detta regole in Italia. Schiaffo a Renzi dopo ‘lite’ Merkel

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ROMA (WSI) – Le critiche di Matteo Renzi sul recente e inutile vertice di Bratislava sono comprensibili. A dirlo il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano nel corso di una lunga intervista al Corriere della Sera in cui tema principale è l’Europa.

Se l’insuccesso della riunione di Bratislava era nell’aria, ciò che conta – dice Napolitano – è la dichiarazione “di scarso valore” con cui si è concluso il vertice che ha manifestato le carenze e l’unilateralità del vertice dei capi di governo.

“Quel “consulto” è stato piuttosto ancora lo specchio — hanno osservato gli amici francesi — di “due opposte visioni dell’Europa che si affrontano”.

Secondo Giorgio Napolitano, il testo che dovrebbe essere assunto a punto di riferimento è un altro.

“È il documento 2016 “sullo stato dell’Unione” presentato da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, al Parlamento europeo esattamente 3 giorni prima del vertice di Bratislava. Il documento è a mio avviso assai notevole. Innanzitutto, non c’è traccia di sottovalutazione della crisi che sta scuotendo l’Unione Europea: una crisi, si dice subito, “almeno in parte, esistenziale”. E segue un’analisi di carenze, regressioni, inadempienze che fanno del documento il più autocritico “stato dell’Unione” mai elaborato. Segue soprattutto sia l’annuncio di un “libro bianco”, come visione a lungo termine per l’Europa, da presentare nel marzo 2017 per l’anniversario dei Trattati di Roma, sia di una dettagliata “agenda” delle azioni da realizzare nei prossimi dodici mesi”.

Secondo l’ex presidente della Repubblica l’istituzione europea “visibilmente malata o fragilizzata” è il Consiglio Ue.

“L’impasse in cui si trova il Consiglio è dovuto, ovviamente, alla persistente prevalenza delle ottiche politiche nazionali su indirizzi di europeizzazione della politica, della visione e della dialettica competitiva quale la vivono partiti, governi, opinioni pubbliche ed elettorati nazionali”.

Infine un consiglio al nostro paese su come dovrebbe muoversi.

“Per l’Italia è necessario impegnarsi concretamente su scelte volte a “ripensare istituzioni dell’Unione — scrissi nel marzo scorso — divenute pletoriche o comunque poco governabili ed efficaci. Si imponga a tal fine o no una revisione dei Trattati  (…) l’Italia deve farsi protagonista piuttosto che lasciarsi tentare dal “fare da sola”. Fanno da soli oggi, e non lavorano in effetti nemmeno nell’interesse del proprio Paese, coloro che come i leader ungheresi sfidano le decisioni del Consiglio e ne minano ulteriormente la già scossa autorità”.

L’intervista rilasciata da Napolitano sembra avere tutte le caratteristiche di una tirata d’orecchie, da parte del maestro, all’allievo. E l’allievo in questione, come fa notare anche un articolo “Dagonota” di Dagospia, è il premier Matteo Renzi:

Così la Dagonota:

“Non è propriamente montessoriana la scuola di Politica a cui Giorgio Napolitano ha iscritto Matteo Renzi. Così, all’insegna del “quanno ce vò, ce vò”, gli assesta uno schiaffone sul Corriere per come il premier cazzone si è comportato a Bratislava.
Ha messo i gomiti sul tavolo il ragazzo. O peggio. Ha mancato di rispetto al duo Juncker-Merkel: amici di King George, tant’è che quando vengono a Roma lo vanno sempre ad omaggiare. Matteo non si può permettere – dice Giorgio – di dire che sugli immigrati “l’Italia ce la può fare da sola”.