ROMA (WSI) – Sarebbe stato molto semplice, caro Presidente Napolitano, evitare “fraintendimenti” sul suo messaggio alle Camere: bastava una mezza riga per suggerire di escludere da eventuali provvedimenti di amnistia o di indulto i reati fiscali e magari la corruzione. O, più in generale, i reati dei colletti bianchi: peraltro talmente poco puniti, in Italia, da contribuire in misura davvero minima a quel sovraffollamento delle carceri di cui Lei, giustamente, si duole.
Ho notato che nel messaggio Lei ha sconsigliato di includere nell’amnistia o nell’indulto i reati di «violenza contro le donne»: su tutto il resto, invece, ha voluto evitare di indicare «le singole fattispecie escluse». Ammetterà che può sembrare curioso, no?
Allo stesso modo, caro Presidente, sarebbe bastato poco per non sembrare (o sembrare un po’ meno) un Presidente che sta con la maggioranza e contro l’opposizione, cioè contro un quarto degli elettori: evitare di accusare l’opposizione, quale che essa sia, di essere composta da «quelli che se ne fregano del Paese e hanno un pensiero fisso». Non si fa, semplicemente non si fa: non se si è al Quirinale, non se per Costituzione si «rappresenta l’unità nazionale».
Tra l’altro, anche questo è un po’ curioso, caro Presidente, perché non risulta che Lei abbia mai usato espressioni simili – “fregarsene del Paese e avere un pensiero fisso” – quando un partito ha votato e approvato che Ruby era la nipote di Mubarak: ricorda?
Cito Fulvio Abbate, perché da non grillino quale sono, la sua battuta mi sembra quasi perfetta: «Napolitano ormai rischia di far sembrare uno statista perfino Casaleggio».
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Da “La Repubblica”, 8 ottobre
Non deve far sorridere la reazione dei parlamentari Cinque Stelle al messaggio di Napolitano.
La strumentalizzazione delle parole del Colle è talmente smaccata (basta ascoltare la Cancellieri) che forte è la tentazione di fare spallucce e andare oltre, come davanti a un post di Crimi o a una delle pensose elucubrazioni dell’onorevole Di Battista.
E invece no, meglio non passare oltre e aprire bene gli occhi su quella che ormai è una tecnica consolidata, appresa a tavolino e messa in pratica con sistematica diligenza.
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E’ la tecnica del mainstream da immettere in Rete e far girare vorticosamente, naturalmente ad uso di quella parte di opinione pubblica che ragiona ormai solo per schemi chiusi, secondo la rigida contrapposizione noi / loro, leggendo i fatti politici senza alcuna volontà di interpretarli e senza alcuna voglia di fare un po’ di fatica nel valutarli.
Una volta si metteva la merda nel ventilatore. Ai tempi del web basta metterci una stupidaggine dopo l’altra. Può essere un microchip sottopelle o una scia chimica, l’importante è che se ne parli. Adesso, come il coccodrillo nelle fogne di New York e altri complotti multinazionali, c’è il Napolitano che vuole amnistiare Berlusconi.
Postate, postate. Qualcosa, alla fine resterà.
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Di Marco Travaglio
Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili.
Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri. Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista. Poi, alle prime critiche, insulta i 5 Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano.
No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina).
Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5 Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ‘97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi).
Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto. E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.
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