A cura di Vincenzo Caccioppoli
È più conveniente investire in azioni o in valute? Meglio il mercato di Tokyo o quello di Londra? Quante volte sentiamo gli esperti finanziari dare consigli sul come e sul dove investire il nostro denaro? qualcuno propone investimenti alternativi come oro, diamanti oppure opere d’arte, ma alzi la mano quanti avevano mai sentito parlare della possibilità di investire sul vino?
Immaginiamo pochissimi, forse qualche addetto ai lavori, ed invece sembra proprio che investire in vino da collezione sia una delle scommesse finanziarie più convenienti e meno rischiose che attualmente si possa fare. Certo come tutte le cose non è ovviamente facile e non basta certo essere più o meno esperti bevitori o anche sommelier.
Per questo motivo Davide Sada ed Enrico Garzotto, i fondatori di “Money Surfers”, sito specializzato in finanza, hanno deciso di lanciare il primo corso al mondo di trading sul vino.
“Pensavamo fossimo i primi in Italia – ci dice Enrico – invece abbiamo scoperto che non esiste nulla di simile in tutto il mondo. E la cosa è piuttosto strana considerando che l’investimento in vino da collezione è piuttosto diffuso”, dicono.
Dopo il gradissimo successo del loro libro “La felicità fa i soldi” in cui gli autori insegnano “il trading consapevole, una sorta di yoga finanziario“, Davide ed Enrico spiegano di essere seguaci della meditazione trascendentale, grazie alla quale le loro strade si sono incrociate sette anni fa in un pub di Londra.
“Ci eravamo incontrati per parlare di finanza, e ci siamo ritrovati a parlare per tre ore di meditazione e di pensiero filosofico”, racconta divertito Enrico. E da lì è nata l’ idea, nel 2011 di creare “Money Surfers” società con corsi di trading, ispirati alla meditazione trascendentale, quella resa famosa dai Beatles, che secondo i due nostri amici è la base da cui ogni persona dovrebbe partire per cercare di capire qual è il suo “ubi consistam”.
“Intendiamo insegnare un nuovo modo di generare ricchezza, immaginandola come un fiume che, per scorrere bene, necessita sempre di due sponde: la ricchezza esteriore e quella interiore.E se non sei ricco dentro, non potrai mai esserlo nemmeno esteriormente”, dice Davide, che ha avuto per primo l’idea del corso di trading sul vino.
“Mi piace il vino da sempre, ho lavorato anche in un enoteca ed ho fatto molto corsi di degustazione. Poi ho guardato le quotazioni di alcuni etichette di vino come alcuni Bourdeaux, Ornellaia, Sassicaia, ed altre pochissime etichette e mi si e’ aperto un mondo nuovo”.
In effetti c’è da rimanere stupiti vedendo i grafici delle quotazioni di alcuni vini, come per esempio il mitico Romane Conti (+1280% in 7 anni) che hanno rendimenti costanti nel tempo senza eccessive oscillazioni, come ogni strumento finanziario, ed inoltre sono investimenti “esentasse”, come ci fa notare, con un sorriso, Enrico.
Forse è anche per questo che i 200 posti del corso organizzato al Westin Palace di Milano, sono stati “bruciati” in soli 23 minuti. E in effetti la giornata scorre via veloce, seguendo le slide preparate dal broker di vino Daniel Carnio, che espongono tutti quelli che sono i vantaggi dell’ investimento in vini.
“Il vino da collezione ha un rendimento storico del 10%, è facilmente liquidabile, è un bene tangibile ed è esentasse e non soggetto a Iva“. Insomma sembra proprio che investire in vino sia qualcosa alla portata di tutti, ma scendendo un po’ nel dettaglio si scopre che anche questo tipo di investimento non è un affare certo per tutti. Questo non tanto perché, come possono pensare in molti, ci vogliono grandi cifre da investire. Tutt’altro.
Si trovano ottimi vini da investimento anche da poche centinaia di euro. Sopratutto se si parla di vini en premeur, cioè vini ancora da imbottigliare, ma che possono regalare grandi soddisfazioni a chi osa acquistare in “ anteprima”. “Noi – dice ancora Davide, da buon intenditore – abbiamo comprato bottiglie pagate 200 euro che dopo quattro anni valevano già 800/1000 euro”.
Però occorre comunque una certa conoscenza di quello che si va a comprare, e il corso ha appunto lo scopo di insegnare i trucchi del buon trader in vino. Bisogna conoscere le case vinicole, che producono quel 1% di vino che può considerarsi da investimento su tutta la produzione mondiale del vino. Bisogna conoscere chi sono e cosa pensano i cosiddetti “influencer”, ossia un manipolo di critici che decidono con il loro giudizio quanto può valere in prospettiva un vino.
“Come è stato conservato, o se è un prodotto facilmente liquidabile“. Magari in questo senso la tecnologia blockchain alla base delle criptovalute potrebbe anche dare una mano per conservare immutabili tutti i dati delle varie passaggi della supply chain.
“Il 60/70% di detti vini è di origine francese, il 20/25 % italiana e il resto se lo contendono Spagna, Giappone, Cina, Australia e Cile. La bottiglia più cara mai venduta e’ una bottiglia di Lafitte, appartenuta al presidente americano Thomas Jefferson del 1787, venduta per 160.000 $ nel 1985 da Christie’s a Londra. I francesi sono i capifila sia per la tradizione pluricentenaria di alcuni loro vini, sia per la capacità di realizzare vini rari e in condizioni difficili che permettono la produzione di pochissime e ricercatissime bottiglie ogni anno, come Lafite che produce non piu di 25000 casse dei suoi pegiati chateau all’anno, oppure la celeberrima Romanee Conti che produce non più di 2000 bottiglie di la Tache fino addirittura solo 450 casse del suo Pinot nero, che parte da quotazioni non inferiori ai 5000 euro”.
Investire in vino è alla portata di tutti, ma “bisogna avere pazienza, nervi saldi, competenze e conoscere a fondo tutte le dinamiche e i parametri che possono rendere un vino oltre che buono anche un ottimo investimento; non basta essere sommelier o intenditore di vini”, dice Enrico, che da buon esperto analista finanziario sa bene quanto conti la conoscenza e l’esperienza negli investimenti.
E poi per chi è amante del “nettare degli dei”, mal che vada ci si potrà comunque sempre consolare con una ottima bevuta. Ma a guardare le facce soddisfatte e il vociare dei 200 “ alunni” partecipanti a questo primo corso, si può stare certi che questo corso sembra destinato a diventare una consuetudine per la giovane e fresca società dei due “surfer”.