Sarà ricordato come il peggior anno dal 2008 quello in corso per l’indice Shenzhen Composite, l’equivalente cinese del Nasdaq che risulta in profondo rosso, a -35% da inizio anno. Lo riporta oggi Bloomberg secondo cui l’indice composito di Shenzen ha perso ieri l’1,9 per cento estendendo così un minimo di quattro anni. A pesare le vendite forzate di titoli che stanno peggiorando le cose per la piazza cinese, dove gli investitori stanno già affrontando le perdite più forti da dieci ani a questa parte.
Le azioni a Shenzhen in genere sopportano il peso della perdita di fiducia nel mercato azionario a causa delle loro valutazioni più elevate. Ora c’è una crisi di liquidità nel mercato azionario e le azioni stanno nuovamente iniziando a dare l’allarme.
Così Yang Hai, analista di Kaiyuan Securities Co. L’indice Shenzhen è sceso del 34% nel 2018, in linea con la crisi finanziaria globale del 2008, quando chiuse con il 62 percento in meno. Circa un quinto delle azioni su oltre 2.000 – la maggior parte di startup avviate privatamente – hanno perso almeno la metà del loro valore. Il calo del Nasdaq cinese arriva nonostante gli sforzi dei regolatori, in primis la Banca centrale cinese che a inizio mese è intervenuta per tagliare le riserve obbligatorie delle banche come misura di stimolo all’economia e l’incoraggiamento agli investitori di puntare su società quotate per ridurre i rischi di liquidità connessi ai prestiti garantiti da azioni. La caduta dello Shenzhen è quindi un chiaro segnale che tali ulteriori provvedimenti stanno avendo un impatto molto limitato.
“Se non ci sono politiche reali per curare la serie di problemi e disturbi nel nostro mercato, nessuno sarà disposto a correre il rischio. Le autorità continuano a dire che c’è spazio per più politiche, ma dove sono?”
ha detto Hai