Cautela è la parola d’ordine degli investitori istituzionali globali per il 2021 secondo quanto emerge dall’ultima Institutional Investor Survey di Natixis, l’indagine, condotta su oltre 500 investitori istituzionali a livello globale, che gestiscono collettivamente più di 13,5 trilioni di dollari in attività per pensioni, assicurazioni, fondi sovrani, fondazioni e dotazioni.
L’indagine rivela che quattro quinti degli intervistati non si aspettano che la crescita del Pil possa tornare al suo ritmo pre-Covid almeno fino al 2022 e di questi, il 35% pensa che potrebbe accadere nel 2023 o anche dopo. Di conseguenza, più della metà (53%) degli investitori istituzionali globali prevede una sovraperformance per i portafogli difensivi nel 2021. Otto investitori istituzionali su dieci in sostanza affermano che i mercati hanno sottovalutato l’impatto a lungo termine della pandemia globale e solo uno su cinque prevede una piena ripresa economica prima del 2022.
Le scelte degli investitori istituzionali nel 2021
Guardando al 2021, le allocazioni per ampie classi di attività rimarranno relativamente invariate nei portafogli istituzionali, con gli investitori che si attendono allocazioni complessive del 36% sulle azioni, del 40% sulle obbligazioni, del 17% sugli alternativi e del 6% sulla liquidità.
Gli investitori istituzionali stanno però apportando adeguamenti tattici all’interno delle asset class e un terzo prevede una diminuzione delle allocazioni sulle azioni Usa (32%) e un aumento dell’esposizione su azioni dell’Asia-Pacifico (32%), europee (31%) e dei mercati emergenti (31%). Inoltre l’indagine rivela che un quinto (19%) prevede una riduzione dell’esposizione sui titoli di Stato e un aumento delle allocazioni sul debito investment grade (30%). La convinzione sui green bond è alta, poiché del 48% degli intervistati che afferma di detenere questa tipologia di titoli, il 47% dichiara che intende aumentarne l’esposizione. Infine quasi la metà degli investitori istituzionali 847%) prevede di ampliare le strategie alternative, con quasi la metà (47%) che prevede di aumentare le allocazioni al debito privato, mentre quattro su dieci prevedono di aumentare l’esposizione su infrastrutture e il 38% su private equity.
“Con la pandemia, la politica e le economie globali a un punto di svolta, gli investitori istituzionali stanno posizionando i propri portafogli per navigare nel contesto di volatilità a breve termine, anticipando al contempo gli impatti di lungo termine dei massicci interventi economici e di mercato”, ha dichiarato Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Investment Managers. “La prudenza degli investitori riflette la profonda preoccupazione per le conseguenze durature delle misure estreme necessarie ad attutire lo shock finanziario della pandemia. Essi tuttavia intravvedono anche la possibilità di trovare opportunità di valore attraverso una gestione attiva, un’allocazione ponderata del portafoglio e una corretta diversificazione”.