Economia

Nel 2030 ricchi sempre più ricchi: verso nuova ondata instabilità

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NEW YORK (WSI) – Entro il 2030 l’1% della popolazione mondiale più ricca arriverà a possedere due terzi della ricchezza globale. Così in un report di Credit Suisse che già nei mesi scorsi aveva lanciato un allarme anche se non del tutto sorprendente in merito alla crescente concentrazione della ricchezza globale che è stata forse la forza più influente alla base delle rivolte populiste che hanno scosso gli Stati Uniti nel 2016 e che hanno continuato a diffondersi in tutta Europa.

Secondo la “piramide mondiale della ricchezza” annuale della banca svizzera, per la prima volta l’1% più ricco della popolazione mondiale ha accumulato oltre la metà della ricchezza complessiva delle famiglie.

Secondo i ricercatori del Credit Suisse la disuguaglianza di ricchezza globale è aumentata negli anni tra l’inizio del nuovo millennio e la crisi finanziaria, ma negli anni successivi il divario tra le persone più ricche e quelle più povere del mondo è aumentato drasticamente.

Ma dal Regno Unito arriva una nuova relazione pubblicata dal parlamento: l’1% degli individui più ricchi del mondo deterrà circa il 64% della ricchezza del pianeta entro il 2030. Una proiezione allarmante che suggerisce come se le tendenze osservate dal crollo finanziario del 2008 dovessero continuare, allora l’1% della popolazione più ricca deterrà il 64% della ricchezza mondiale entro il 2030.

Secondo gli analisti la ricchezza si è concentrata ai piani alti a causa delle disuguaglianze di reddito, dei più elevati tassi di risparmio tra i ricchi e dell’accumulo di attività. I ricchi hanno anche investito una grande quantità di capitale in imprese, azioni e altre attività finanziarie, che hanno dato loro vantaggi sproporzionati. Lo studio è nato da un’idea di Liam Byrne, ex ministro laburista, che spera che possa contribuire alla discussione quando i capi delle finanze dei più grandi paesi del mondo si incontreranno a Buenos Aires alla fine di quest’anno per un vertice del G20.

“Se non prendiamo provvedimenti per riscrivere le regole di come funzionano le nostre economie, allora ci condanniamo a un futuro che rimane iniquo per sempre. E’ un fatto moralmente grave, ed economicamente disastroso, che rischia una nuova esplosione di instabilità, corruzione e povertà”.