In Edicola

Nel private banking le dimensioni contano sempre di più

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’edizione 2018 della ricerca Magstat evidenzia che il private banking ha ancora ampi margini di crescita in Italia passando dalle aggregazioni e dai 228 miliardi di ricchezza non ancora servita.

Il mercato del private banking italiano andrà verso una concentrazione degli operatori. È uno dei risultati più interessanti che emergono dalla quindicesima edizione dell’Indagine sul Private Banking in Italia, datata giugno 2018, realizzata dalla società Magstat Consulting, secondo cui il settore è ancora uno dei più attrattivi nel panorama bancario.  

I numeri del comparto

Nell’ultima edizione della ricerca, presentata come “il primo Osservatorio indipendente sul private banking in Italia”, la società di analisi specializzata nel business bancario ha acceso un faro su oltre 250 istituti finanziari operanti nel settore private banking e family office su tutto il territorio italiano, per un totale di 1,07 milioni di clienti dichiarati che rientrano nelle categorie High net worth individual e Ultra high net worth individual, valutando, aggregando e commentando i dati fotografati dalle singole realtà a fine 2017.
Nel presentare la ricerca Marco Mazzoni, presidente e fondatore della società nonché supervisore del ricco e corposo studio, prenotabile sul sito Magstat.it, ha spiegato che “stimando un valore complessivo di 1.140 miliardi di euro per il mercato italiano del private banking e del family (a fine 2017) la fetta non ancora arrivata sul piatto dei servizi di private banking risulta pari al 20%, cioè intorno a 228 miliardi di euro, una cifra che, a conti fatti, non si discosta molto dalla percentuale dello scorso anno, quando era risultata del 21 per cento”.

La distribuzione delle masse servite

Lo studio non solo aggrega i dati delle singole realtà ma li rielabora entrando nel dettaglio di come sono distribuiti i 912,5 miliardi di euro già serviti dalle banche private. Il 91,2% di questa massa, che corrisponde a circa 832 miliardi di euro, è curato da 122 operatori di private banking tramite il supporto di 16.767 private banker distribuiti in 2.430 filiali suddivisi su 1.046.043 clienti.
Il restante 8,8%, che vale 80,3 miliardi di euro, è servito da 137 family office con l’operato di 608 family officer che fanno base in 211 uffici e suddivisi su 27.488 clienti.

La classifica degli operatori

Nell’aggregare i numeri delle centinaia e centinaia di istituti attivi nell’erogare i servizi private, l’indagine firmata Magstat arriva a fornire una classifica in termini di dimensioni del patrimonio complessivo servito.
Al primo posto svetta Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking con 151,4 miliardi, seguita a distanza da Unicredit Private Banking che arriva a 63,5 miliardi di euro. Sul podio, al terzo posto e in salita di una posizione, si colloca Banca Aletti che avendo raccolto tutta l’attività di private banking del Gruppo Banco Bpm, nato dalla fusione tra Banco Popolare e Bpm, arriva oggi a servire in questo settore oltre 39 miliardi di euro di masse.
Appena fuori dal giro medaglie, si incontrano Banca Generali Private Banking con 35,4 miliardi, seguita da Ubi Top Private con 34,8 miliardi. Sommando queste grandezze viene fuori che i primi cinque attori finanziari nel private banking in Italia coprono nel complesso un totale del valore di 324 miliardi, il che corrisponde a una quota del mercato italiano pari al 35,6 per cento.

Un mercato in via di concentrazione

L’indagine evidenzia come a fine 2017 il mercato del private banking in Italia sia concentrato in un numero limitato di mani. Questa situazione potrebbe accentuarsi. Come ha fatto notare lo stesso Mazzoni, nel 2017 si sono rafforzati soprattutto i primi 10 gruppi bancari che sono stati anche i principali protagonisti di alcune acquisizioni. Tra questi Intesa Sanpaolo che ha acquisito Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del mensile Wall Street Italia