Attacco Putin all’Ucraina, a Wall Street Nasdaq ora è in mercato orso, Dow Jones crolla di oltre 800 punti. Petrolio +7%
Quando sono passati pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni a Wall Street, l’indice Dow Jones crolla più di 800 punti pagando cara, così come l’azionario globale, la decisione della Russia di Vladimir Putin di attaccare l’Ucraina.
La guerra Russia-Ucraina fa scivolare il Nasdaq Composite in fase di mercato orso, ovvero in flessione di più del 20% rispetto al record testato nel novembre del 2021.
Lo S&P 500, con una perdita del 2,5% circa, scivola ulteriormente in fase di correzione, attestandosi a un valore inferiore di quasi il 14% rispetto al massimo di chiusura testato il 3 gennaio scorso.
Il Dow Jones anche è in correzione, in ribasso del 12% circa dal suo precedente massimo.
Così Binky Chadha, responsabile della divisione di azionario Usa e global strategist di Deutsche Bank, ha commentato il trend dei mercati in un intervento alla trasmissione “Squawk Box” della Cnbc: L’invasione russa, ha detto, “è davvero peggiore rispetto allo scenario di base che avevamo stilato per i mercati. A questo punto credo che (la borsa Usa) cederà un altro 5-6% che la porterà o nel mercato orso, o a un livello vicino” (e il Nasdaq, come detto sopra, è già in bear market).
La corsa verso gli asset considerati rifugio premia i Treasuries Usa, con la conseguenza che i rendimenti decennali scendono all’1,86%, dopo la fiammata al di sopra del 2% che si era presentata nelle ore precedenti, sulla scia delle aspettative di un’inflazione ancora più elevata a causa del contribuito alla sua crescita che arriverà con il boom dei costi energetici.
Di fatto, il conflitto ha innescato il rally del petrolio – la Russia è tra i principali paesi esportatori – e di gas naturale, in Usa e in Europa.
Il contratto Brent sul petrolio e il WTI scambiato a New York sono volati di oltre il 7% (il Brent fino a +7,7%, il WTI di oltre il 7%), con il primo che ha sfondato oggi la soglia di 100 dollari per la prima volta dal 2014. I prezzi del gas scambiati in Usa balzano del 5%.
Si rafforzano gli acquisti sull’oro, bene rifugio per eccellenza, che avanza fin oltre +3% a $1.970 l’oncia.
L’ansia legata alla guerra tramortisce i mercati globali e scatena la volatilità, con l’indice della paura Cboe Volatility, schizzato oltre quota 37, vicino al record dell’anno.
L’ETF che punta sulle azioni russe, il VanEck Russia ETF, crolla di oltre il 20%.
Crollano anche le attese di una Fed hawkish, con le scommesse su una stretta monetaria da parte della Fed di Jerome Powell pari a 50 punti base, nel meeting del Fomc di marzo, che scendono, stando ai dati del CME Group, fino al 17%.
“Gli investitori dovrebbero aspettarsi forti sanzioni contro la Russia, che rallenteranno la crescita, alimentando la pressione rialzista sui prezzi delle commodities – ha commentato alla Cnbc Dennis DeBusschere di 22V Research – Il modo in cui questa crisi si dispiegherà determinerà come l’inflazione, le condizioni finanziarie e la crescita stessa saranno colpite. Nel breve periodo, la corsa ai beni rifugio porterà i tassi sui Treasuries, le aspettative sui rialzi dei tassi e gli asset di rischio a scendere in modo significativo”.
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A Wall Street si apre una settimana in ribasso dopo il rally post-elettorale. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che non c’è fretta di ridurre i tassi di interesse, mentre l’inflazione persiste. Con la prossima riunione della Fed in vista, le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi sono diminuite. Gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq aprono tutti in calo, mentre il prezzo del petrolio Wti scende.
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno registrato un incremento dello 0,4% a ottobre, raggiungendo i 718,9 miliardi di dollari. Questo risultato ha superato le attese che erano di un +0,3%, consolidando un aumento del 2,8% rispetto allo scorso anno. Escludendo veicoli e carburanti, la crescita è stata dello 0,1%.
Le borse della Cina continentale chiudono in calo per il secondo giorno consecutivo, con investitori incerti sull’efficacia delle recenti misure di stimolo economico di Pechino. Nonostante le vendite al dettaglio siano aumentate del 4,8% a ottobre, la produzione industriale ha deluso le aspettative, crescendo solo del 5,3%.