Attenti al governo Meloni anche da Fitch. ‘Modifiche PNRR? Spazio manovra limitato’
Il governo Meloni non si è ancora ufficialmente insediato, né tanto meno si è formato, ma le agenzie di rating, da Standard & Poor’s a Moody’s e Fitch, non hanno perso tempo a lanciare alert di vario tipo. L’effetto sui mercati si è visto in modo particolare nella sessione di mercoledì, con i tassi sui BTP che hanno riportato il balzo giornaliero più forte dall’inizio della pandemia Covid, riaccendendo sui mercati le paure per il destino del debito pubblico.
Dopo il chiaro attenti di Moody’s, che ha agitato l’ascia di un downgrade a junk, dunque di una Italia spazzatura è arrivato nelle ultime ore anche l’avvertimento anche di Fitch Ratings, che sull’Italia ha un rating pari a BBB, a fronte di un outlook stabile. Rating decisamente migliore di quello di Moody’s, che invece ha assegnato al debito pubblico del made in Italy ha infatti un rating superiore al livello “junk” (spazzatura) di appena un gradino.
Il rating è pari a Baa3 e in più l’outlook è negativo, dopo l’ultima mossa del 5 agosto scorso quando, a seguito della crisi del governo Draghi che ha portato alle dimissioni del presidente del Consiglio e al via libera alle elezioni anticipate, Moody’s ha peggiorato l’outlook sull’Italia da stabile a negativo.
Ma veniamo a Fitch, che ha lanciato un alert sulle ripercussioni che un peggioramento dei conti pubblici dell’Italia potrebbe avere sui mercati, oltre a rimarcare l’importanza del PNRR, eredità del governo Draghi.
Nel ricordare che la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “ha espresso il desiderio di rinegoziare parti” del Pnrr, “senza però dire quali”, Fitch si è concentrata su tutte le sfide che il paese dovrà fronteggiare, partendo tuttavia da una situazione fiscale più forte:
“Il governo in arrivo erediterà un punto di partenza fiscale più forte delle attese (riferimento a quanto emerso dal NaDef), ma aumentare la crescita, tra le altre cose attraverso il dispiegamento dei fondi del NextGenerationEU (NGEU), rimane centrale per una riduzione del debito che sia duratura”.
Nella nota “Italy’s Next Govt Faces Fiscal Constraints, Growth Still Key”, ovvero: “Il prossimo governo italiano fa fronte a limiti fiscali, la crescita sarà ancora la chiave”, Fitch parla “di spazio limitato per apportare modifiche al PNRR”, avvertendo che “l’approccio del prossimo esecutivo verso ogni eventuale rinegoziazione del piano stilato dal governo Draghi sarà importante sia per la crescita che per il sentiment di mercato”.
L’agenzia di rating ha ricordato il NaDef su cui si baserà la prossima legge di bilancio. Un Nadef che ha presentato un quadro migliore rispetto a quanto atteso nelle previsioni dello scorso aprile.
Il deficit-Pil del 2022 è stimato infatti al 5,1%, al di sotto del target del 5,6% previsto in precedenza, e questo “principalmente grazie alla crescita eccezionale delle entrate fiscali (in tutto le entrate sono salite, secondo l’Istat, dell’8,5% su base annua) – ricorda Fitch – E, presupponendo politiche invariate, il NaDef prevede un deficit del 3,4% nel 2023 e un debito-Pil pari al 143,2% del Pil, rapporti entrambi inferiori rispetto a quelli preventivati ad aprile”.
Non solo: il documento parla del ritorno a un avanzo primario entro il 2023, invece che entro il 2025.
Detto questo, “il nuovo governo italiano dovrà adattarsi a un contesto di tassi di interesse più alti e di prospettive di crescita più basse, a causa della crisi energetica, se desidera ridurre il debito pubblico. La crescita reale del Pil (dell’Italia) rallenterà il passo in modo significativo (il Nadef prevede che la crescita (del Pil) scenderà dal +3,3% di quest’anno al +0,6%, mentre Fitch prevede una contrazione del Pil pari a -0,7%), rallentando l’aumento delle entrate fiscali”. Questo, mentre “la spesa pubblica sarà messa sotto pressione dall’indicizzazione dei benefit sociali (pensioni incluse) e dalle misure per fronteggiare il caro energia, in una situazione in cui i tassi dei BTP a 10 anni hanno testato alla fine di settembre il record degli ultimi nove anni”.
Di conseguenza, Fitch lancia l’alert mercati, sottolineando che, “considerando la posizione in cui versano i conti pubblici dell’Italia e il rischio che eventuali annunci di deficit più alti possano scatenare una reazione avversa dei mercati, ciò che emerge è che lo spazio di manovra fiscale sarà molto limitato, in un contesto di continua discesa del debito-Pil”.
Fitch mostra tuttavia una certa fiducia nel governo Meloni, sottolineando che la legge di bilancio per il 2023 si focalizzerà probabilmente su una risposta fiscale aggiuntiva alla crisi energetica, e che la view dei suoi analisti è che comunque “il nuovo governo adotterà un atteggiamento fiscale ampiamente responsabile”.
Subito dopo le elezioni politiche italiane del 25 settembre scorso, Standard & Poor’s aveva parlato di “scelte difficili” per il governo Meloni, in un contesto di recessione in Europa e sulla scia di un debito pubblico del paese elevato. L’agenzia aveva messo in evidenza i limiti dell’Italia, che dispone, rimarcava, di uno spazio di manovra di bilancio “limitato”, in vista della legge di bilancio da varare nell’arco delle prossime settimane, dopo la formazione dell’esecutivo.
“Cruciale per la ripresa economica (e di conseguenza, in modo indiretto, per le casse dello Stato) del 2023 e del 2024 sarà se il nuovo governo realizzerà le riforme del Pnrr che consentiranno” l’erogazione di altri fondi europei, aveva sottolineato S&P Global ratings, che tuttavia non aveva diramato un vero allarme in quanto scriveva anche di non anticipare “imminenti rischi di bilancio dalla transizione al nuovo governo” e di prevedere per il Pil dell’Italia una “recessione lieve” nel 2023 con un Pil in flessione dello 0,1% (Fitch prevede invece una contrazione del prodotto interno loro pari a -0,7% ).
Riguardo all’incognita del governo Meloni e a come potranno reagire i mercati, così commenta Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di AXA IM Italia, facendo un parallelo con quanto accaduto nel Regno Unito, dove il governo di Liz Truss è stato costretto a un brusco e decisamente imbarazzante dietrofront dopo il maxi annuncio di un maxi-piano di tagli alle tasse, successivamente al panico scatenatosi sui mercati globali. L’outlook sul rating del debito pubblico made in UK, a tal proposito, è stato prontamente punito dall’agenzia di rating Fitch.
“L’Italia del dopo elezioni è alle prese con la formazione del nuovo Governo, che dovrà affrontare una probabile recessione con poche risorse. Sulle ipotesi di scostamento di bilancio la prudenza è d’obbligo dopo la recente esperienza britannica, dove l’annuncio di un piano straordinario di stimoli economici è stato accolto dai mercati nel peggiore dei modi: con un’ondata di vendite sui titoli di Stato inglesi (Gilt) che ha costretto la Bank of England a intervenire con un significativo piano d’acquisto per salvare la stabilità finanziaria del Regno Unito (e soprattutto la tenuta di alcuni fondi pensione). La Gran Bretagna sta seguendo le orme dell’amministrazione Carter negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta: mentre la politica monetaria è concentrata a contenere l’inflazione, quella fiscale rischia di alimentarla con pacchetti di stimoli generici e mal calibrati. In questo difficile contesto fa bene la Meloni a non inimicarsi l’Europa, anche perché uno degli obiettivi di medio termine italiani è evitare che l’enorme flusso di finanziamenti provenienti da Bruxelles e legati al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) non si interrompa, rendendo le cose ancora più difficili per il nostro Paese. Dove l’aumento dei tassi d’interesse e la recessione alle porte complicano la situazione di rating, spread, sostenibilità del debito e finanze pubbliche”.
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