AZIONARIO UE IPERCOMPRATO? STRATEGIE OPERATIVE LONG E SHORT
A cura di Rob Jones, Co-Head of European Equities, Union Bancaire Privée – UBP
Sono tre i principali driver del miglioramento delle prospettive dell’economia e dei mercati azionari europei nella prima parte del 2015. Le attese sul PIL dell’Eurozona sono in crescita: a inizio anno il consensus si attestava a +1,25% per il PIL 2015, oggi si stima un incremento dell’1,75%.
Il calo dell’euro, specialmente rispetto al dollaro, è stato incredibile ed ha avuto un effetto positivo sul posizionamento competitivo dell’Eurozona, influenzando anche il settore corporate tramite la conversione in euro dei profitti realizzati all’estero, significativi per molte società del Vecchio Continente. Un esempio eccellente è il settore automotive, dove BMW e Daimler generano rispettivamente circa il 52% e il 65% dei ricavi al di fuori dell’Europa.
L’impatto dei più bassi prezzi del greggio ha rappresentato un guadagno inatteso significativo per i consumatori europei e ha contribuito a un forte rialzo della fiducia in tutta l’area. Aumentano i segnali che suggeriscono che i consumatori stanno sempre più spendendo quanto risparmiano al distributore di benzina in beni voluttuari. Inoltre, l’attuazione del Quantitative Easing della Banca centrale europea (BCE), avviato a marzo, ha già avuto un impatto positivo, per esempio con il deprezzamento della moneta unica, poiché tale mossa dell’Eurotower era attesa da un po’ di tempo. Ci sono anche segnali di un miglioramento degli standard del credito e di un miglioramento della domanda di prestiti.
Il forte movimento dei mercati fa sì che le valutazioni appaiano ormai al limite, se misurate con determinati criteri, ma ci sono chiari segnali che prospettano revisioni al rialzo degli utili, trainate da fattori ciclici locali. Il mercato europeo scambia leggermente sopra le medie di lungo termine, con il rapporto P/E forward attualmente pari a 16x, ma resta l’unica classe di attivi con un rendimento in linea alle medie storiche. Nonostante un crollo significativo dei profitti da parte dei titoli energetici e legati alle materie prime (-50% nel 2015), ci aspettiamo una crescita positiva degli utili di circa il 5% nel 2015 in Europa. In particolare, l’incremento degli utili per le società dell’Eurozona dovrebbe essere del 15%: escludere il Regno Unito e altri Paesi riduce l’impatto negativo legato alle risorse.
Resta ancora valida l’idea che i livelli di leva finanziaria nel settore corporate europeo siano molto bassi, con il rapporto debito/equity sceso in media del 20% dal 2008: su base debito/Ebitda siamo sui minimi del ciclo. Le società tendono a salire di marcia, con la fiducia che sale e i costi di finanziamento insolitamente bassi. Tale tendenza è di supporto per i dividendi, le operazioni di buyback e il proseguimento dell’attività di M&A. Inoltre, se il settore corporate aumenterà il debito e ridurrà l’equity, ci sarà un impatto positivo sugli utili.
La ripresa degli utili europei non è finita. Mentre i profitti negli Stati Uniti sono ben al di sopra del picco pre-2007, in Europa restano oltre il 20% al di sotto di tale livello. Per questo, i multipli P/E aggiustati per il ciclo (c.d. CAPE) sono molto più attraenti, soprattutto in Paesi dove la crisi economica è stata molto dura, come la Spagna, l’Irlanda e l’Italia.
La debolezza dell’euro è stata un driver importante per i ritorni settoriali negli ultimi sei mesi: le società esposte ai mercati esteri ne hanno beneficiato. Ora che l’economia domestica inizia ad andare meglio, abbiamo cominciato a riequilibrare in qualche modo il nostro portafoglio, prendendo profitto su alcune società attive sull’estero in modo da incrementare l’esposizione su alcuni titoli ciclici domestici.
Un buon esempio di questa strategia è la riduzione della posizione sul settore automotive, nello specifico delle posizioni su Daimler, Continental e Valeo. In questo modo, abbiamo finanziato l’aumento delle posizioni su banche domestiche, titoli dei media e società consumer, come per esempio TUI AG, un gruppo di agenzie di viaggio e hotel. Il nostro sovrappeso sui titoli a media capitalizzazione è inoltre aumentato.
Infine, per quanto riguarda i rischi, continuiamo a osservare con attenzione i fattori geopolitici e il quadro politico in Europa. Il risultato delle elezioni generali spagnole di quest’anno è incerto, con la comparsa di un Partito di estrema sinistra – Podemos – molto popolare. La Grecia continua ad avere un futuro poco chiaro, che si riflette nelle performance dei mercati ellenici.
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