Banche, all’Ecofin niente intesa sui requisiti patrimoniali
Mentre si aspettano di conoscere le novità e i progeessi sul fronte della gestione e dello smaltimento delle sofferenze bancarie, da parte della Commissione europea e della Bce (si parla di otto anni di tempo per svalutare i crediti garantiti e due per quelli non garantiti), la riunione dell’Ecofin è stata invece infruttuosa per quanto riguarda l’introduzione di nuovi requisiti patrimoniali per le banche. I rappresentati delle Finanze dei 28 paesi membri non sono riusciti a stringere un’intesa negli incontri di ieri a Bruxelles.
Il ministro italiano Pier Carlo Padoan ha citato una “diversità di opinioni” tra i ministri delle diverse nazioni. A questo punto tutto slitta a maggio. Sul tavolo dei negoziati c’era un nuovo requisito patrimoniale (il MREL) da usare in una risoluzione bancaria. C’è chi considera adeguato il tetto del tasso dell’8% delle passività totali e dei fondi propri (come Francia e Italia), e chi invece, Germania e Paesi Bassi, ritengono debba essere un punto di partenza, almeno per alcune banche. Il ministro Padoan ha confermato che Roma è a favore di “un processo graduale di aggiustamento”.
In compenso, come riporta Il Sole 24 Ore, sono stati compiuti passi in avanti nel delineare la strategia di lotta all’evasione ed elusione fiscale. Entro fine mese dovrebbe essere approvata una web tax unica in Ue.
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Seduta in chiaroscuro per le borse del Vecchio Continente. A Piazza Affari, il Ftse Mib termina in rialzo dello 0,5% a 35.108 punti
A Wall Street, l’apertura è piatta con il settore tecnologico sotto pressione. Le dichiarazioni dell’AD di Nvidia, Jensen Huang, influenzano l’andamento dei titoli, mentre i titoli quantistici crollano. Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq registrano lievi perdite, mentre il prezzo del petrolio Wti al Nymex aumenta leggermente.
Negli Stati Uniti, il numero di nuovi richiedenti i sussidi di disoccupazione è diminuito nella prima settimana di gennaio, scendendo di 10.000 unità, contro le aspettative di un aumento. Questo rappresenta un miglioramento rispetto al picco di 6,9 milioni di richieste durante la pandemia.
Eni ha concluso l’acquisto di oltre 3,4 milioni di azioni proprie nell’ambito del programma di buyback, per un valore di quasi 45 milioni di euro. Questo porta il totale delle azioni riacquistate al 6,23% del capitale sociale. L’operazione ha influenzato il titolo in Borsa, che ha registrato un lieve calo.