Bankitalia: domanda credito imprese in calo
Nel corso del secondo semestre del 2022, Bankitalia ha osservato un calo della domanda di credito delle imprese su tutto il territorio italiano, con un impatto più forte nel Mezzogiorno. Questa contrazione è stata evidenziata nel settore manifatturiero e nel terziario in tutte le regioni, mentre la domanda delle imprese edili si è ridotta soltanto nel Nord Est.
Secondo Bankitalia, la riduzione della domanda di credito è stata influenzata sia dalle minori esigenze di finanziamento degli investimenti che dalla necessità di ristrutturazione dei debiti pregressi, quest’ultimo fattore più evidente al Centro. Questi elementi attestano una situazione di minor dinamismo nel settore imprenditoriale, che va ad impattare direttamente sulla domanda di credito.
Nello stesso periodo, Bankitalia ha rilevato un irrigidimento delle politiche di offerta di credito alle imprese, in particolare nei confronti delle aziende centro-settentrionali e di quelle edili. Le banche hanno registrato un incremento degli spread applicati ai finanziamenti alle imprese, soprattutto per le aziende ritenute più rischiose. Questa tendenza è collegata ad un aumento della percezione del rischio e dei costi di approvvigionamento, che hanno portato ad una maggiore cautela nelle strategie di erogazione dei prestiti.
Breaking news
Secondo gli analisti di Bank of America, la crescita dei ricavi nel settore lusso sarà limitata nel secondo semestre del 2024 e nel 2025, con pressioni sui margini e stagnazione dell’EBIT. Il deterioramento è attribuito principalmente al consumatore cinese. La banca ha declassato diverse aziende del settore e rivisto al ribasso i target price di molte azioni.
Le azioni cinesi hanno chiuso in moderato rialzo, supportate da una riduzione imprevista dei tassi di interesse a breve termine e da una forte iniezione di liquidità. L’attesa conferenza stampa del governatore della Banca centrale potrebbe annunciare ulteriori misure di sostegno.
A settembre, l’indice Pmi del settore manifatturiero dell’Eurozona è sceso a 44,8 punti, segnando il livello più basso degli ultimi 9 mesi. Anche l’indice composito della produzione è diminuito, passando da 51 a 48,9 punti, tornando in territorio di contrazione. L’indice Pmi dei servizi è calato a 50,5 punti. Secondo Cyrus de la Rubia di Hcob, l’Eurozona si avvia verso la stagnazione economica.
L’Istat ha rivisto al ribasso la crescita del Pil per il 2023, ora stimata allo 0,7%. I dati aggiornati mostrano anche una crescita del Pil del 4,7% nel 2022 e dell’8,9% nel 2021.