Bce e il tapering dovish. Verso un QE infinity come in Giappone? Pimco ci crede
Non chiamatelo tapering, ma tapering, comunque, è. Analisti, economisti e operatori di mercato cercano di dare una interpretazione univoca a quanto è emerso ieri dalla riunione del Consiglio direttivo della Bce, in particolare, dall’annuncio della riduzione degli acquisti che vengono effettuati con il QE pandemico, PEPP. La Bce di Christine Lagarde ha reso noto, di fatto, che – testuali parole prese dal comunicato – “sulla base di una valutazione congiunta delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione, il consiglio direttivo ritiene che possano essere mantenute condizioni di finanziamento favorevoli con un ritmo degli acquisti netti di attività nel quadro del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) moderatamente inferiore rispetto ai due trimestri precedenti”. (LEGGI IL COMUNICATO).
Nella conferenza stampa seguita all’annuncio, la numero uno della banca centrale Christine Lagarde non ha voluto utilizzare la parola tapering e, alla domanda diretta dei giornalisti, si è limitata a rispondere che la Bce sta ricalibrando gli asset, comunicando anche il nuovo outlook dell’istituzione sul PIL e . E precisando comunque che il quadro dell’economia dell’area euro sarà più chiaro a dicembre, con l’arrivo di ulteriori stime da parte dello staff della Bce, che certificheranno in modo più puntuale anche l’entità del danno che la variante Delta ha inferto in questo periodo all’economia dell’Eurozona.
Tra gli analistic’è chi punta sul fatto che appunto il tapering della Bce è qui e chi risfodera invece il QE infinity made in Japan, facendo notare piuttosto come, a prescindere dalla variazione che interesserà il valore degli acquisti – e comunque la dotazione del PEPP rimane pari a 1.850 miliardi di euro – la Bce, i titoli di stato dell’area euro, continuerà ad acquistarli. L’impressione è che la Bce abbia, secondo gli esperti, lanciato un tapering dovish, per quanto la locuzione possa apparire un ossimoro.
Tra questi c’è Pimco, che ritiene che la Bce continuerà probabilmente ad acquistare gli asset per anni: a tal fine, il PEPP non è sicuramente imprescindibile, a detta di Kostantin Veit, gestore di portafoglio di Pimco, visto che, come tutti sanno, un altro bazooka presente nell’arsenale della banca centrale è l’APP (Assets Purchase Program).
Così si legge nella nota diramata da Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO:
“Nonostante la modesta riduzione del ritmo di acquisto del PEPP, la BCE rimarrà fortemente accomodante per molto tempo, poiché è improbabile che si verifichino presto le condizioni per un rialzo dei tassi. Il mercato sta valutando un primo rialzo dei tassi di 10 punti base nel dicembre 2023, ben oltre la Fed o la BoE, il che sembra perfettamente ragionevole. Semmai consideriamo l’area euro strutturalmente più vicina al Giappone e, dunque, vediamo l’equilibrio del rischio inclinato verso un decollo più tardivo”. “Ciò che conta per la posizione di politica monetaria – continua Veit – è l’ammontare totale degli acquisti netti di asset: la divisione tra i programmi è in larga misura una decisione politica. Per quanto le sigle e le quantità mensili di acquisto di asset varieranno a seconda delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione, la BCE continuerà probabilmente ad acquistare asset per gli anni a venire e, come la Banca del Giappone, le considerazioni sulla sostenibilità della politica potrebbero acquisire sempre più importanza”. Dunque? “A breve termine confermiamo la nostra opinione secondo la quale la Bce cercherà di ridurre il ritmo degli acquisti mensili di asset netti, probabilmente verso i 60 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre del 2022. La riunione di dicembre sarà interessante perché la Bce inizierà a preparare le condizioni per gli acquisti di asset dopo il Pepp. La Bce probabilmente porrà fine agli acquisti netti nell’ambito del PEPP nel 2022, e gli strumenti di acquisto di asset più regolari torneranno alla ribalta per mettere a punto la politica monetaria post-pandemica. In cambio, ci aspettiamo che gli acquisti APP siano intensificati”. Barclays ha una view simile a quella di Pimco, stimando che il mini tapering del PEPP si tradurrà in acquisti di asset mensili che saranno ridotti dagli 80 miliardi di euro del piano originale del QE pandemico lanciato l’anno scorso a un valore compreso tra 60 e 70 miliardi di euro al mese: a questi devono essere aggiunti comunque e per l’appunto, i 20 miliardi di euro di acquisti che la Bce continua a portare avanti con il QE tradizionale, ovvero con il piano APP.
Sulla stessa linea anche Joost van Leenders, senior investment strategist di Kempen Capital Management: “La vera domanda è cosa accadrà quando il PEPP giungerà a scadenza (nel marzo del 2022). Per prevenire un’improvvisa frenat degli acquisti di asset della Bce, gli acquisti mensili contemplati nel programma APP saranno aumentati”.
Indicativo anche il commento di Paul Donovan, capo-economista della divisione Wealth Management di UBS di UBS: “La Bce ieri ha annunciato un tapering. Un tapering contenuto, ma comunque un tapering. In un’economia la cui crescita sta accelerando il passo sarà immessa una liquidità inferiore. Tuttavia, la dimensione contenuta del taper suggerisce che la Bce acquisterà ancora bond per molto tempo dopo che le altre banche centrali avranno smesso di farlo”.
Infine, nel suo ultimo rapporto diffuso due giorni fa, prima del Bce Day, gli analisti di Credit Suisse avevano motivato il loro overweight sull’azionario europeo – individuando i best performers nell’Italia e nella Spagna – anche con l’assist della Bce:
“La liquidità in eccesso rimane di sostegno all’azionario – avevano commentato – la Bce dovrebbe ridurre in misura soltanto lieve i suoi acquisti netti, e dovrebbe acquistare 700 miliardi di bond l’anno prossimo (mentre la Fed smetterà di fare acquisti entro la fine dell’anno prossimo”. Insomma, “nel secondo semestre del 2021 e il prossimo anno, probabilmente la Bce sarà quella che stamperà più di qualsiasi altra banca centrale”.
Non per niente nel comunicato che “il Consiglio direttivo seguiterà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2023. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria”.
Ancora, “il Consiglio direttivo continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento. In particolare, la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III) resta per le banche una fonte di finanziamento interessante, a sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie”.
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