Bce, missione Lagarde (ancora) fallita. Spread vola a quota 166, tassi BTP all’1,93%: record in quasi due anni
Nuova fiammata dello spread BTP-Bund a 10 anni che non trae alcun vantaggio dalle rassicurazioni della numero uno della Bce, Christine Lagarde. I tassi sui BTP a 10 anni schizzano fino ai massimi dall’aprile del 2020, all’1,93%, portando il differenziale a quota 166 punti, in crescita del 5% circa.
Occhio anche ai tassi dei Bund tedeschi, che avanzano allo 0,27%, al record dal 2018.
I mercati sconfessano di nuovo Lagarde che, in un’intervista rilasciata al quotidiano Redaktionsnetzwerk Deutschland, ha detto che “alzare i tassi non risolverebbe nessuno dei problemi attuali”.
La numero uno della banca centrale europea ha rimarcato di essere “fiduciosa nel fatto che l’inflazione (dell’area euro) rallenti il passo nel corso dell’anno”. E ancora: “ci stiamo avvicinando all’obiettivo, che ci consentirà di ritirare alcuni interventi in modo graduale”. “Ma non vogliamo strozzare la ripresa – ha sottolineato Lagarde -e il dibattito sulla greenflation è esagerato”.
Lagarde ha anche detto che, nella maggior parte dei paesi euro, Germania inclusa, le rivendicazioni salariali “sono molto moderate”.
I tassi dei bond europei raccontano però un’altra storia e puntano verso l’alto scontando le prospettive di un’inflazione più alta e sicuramente di più lunga durata rispetto a quanto ripetuto da Lagarde (che comunque, nell’ultima riunione della Bce, ha ammesso che l’inflazione potrebbe durare più di quanto previsto in precedenza).
Ormai i mercati monetari prezzano una prima stretta monetaria della Bce nel mese di giugno, dopo che la stessa Lagarde ha aperto alla possibilità di una stretta monetaria nel 2022 (tornando a rassicurare poi i mercati nelle sessioni successive). E vale la pena ricordare che, in un mondo in cui si teme che l’inflazione elevata sia destinata a essere strutturale (altro che transitoria), e in cui in queste ore si guarda ai toni da super falco arrivati anche dalla Fed, gli economisti di Goldman Sachs sono diventati più hawkish anche nei confronti della Bce di Christine Lagarde, visto che ora prevedono ben due rialzi dei tassi nel corso dell’anno.
Il panico tassi è esploso ieri, con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo Usa di gennaio, è salito a +7,5% a/a (consensus era +7,2%), sui nuovi top a 40 anni, dopo il +7% di dicembre.
Su base mensile, l’indice è salito al ritmo dello 0,6%, così come a dicembre, più del +0,5% stimato.
L’inflazione core ha accelerato anch’essa il passo, con un rialzo del 6%, dopo il +5,5% precedente e oltre il +5,9% atteso dal consensus. Su base mensile, il trend della componente core è stato di un aumento dello 0,6%, come a dicembre, ma oltre il +0,5% atteso.
I tassi sui Treasuries a 10 anni si sono infiammati subito, fino a testare e poi superare la soglia del 2% per la prima volta dal 2019, salendo fino al 2,05%.
Breaking news
La Borsa di Tokyo chiude in rialzo, sostenuta dai titoli del settore bancario e finanziario. Il Nikkei guadagna lo 0,5%, trainato da Sumitomo Mitsui Financial Group e Hachijuni Bank. Le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Bank of Japan alimentano il settore.
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