Boeing affronta il primo sciopero generale in 16 anni: stop per 32mila dipendenti
Il 12 e 13 settembre saranno date significative per Boeing, che dovrà affrontare il primo sciopero generale degli ultimi 16 anni. La compagnia americana, che sta vivendo un periodo di difficoltà con frequenti ritardi nelle consegne, vedrà 32mila dipendenti fermarsi. L’ultima proposta di accordo con i sindacati scadrà alla mezzanotte del 12 settembre e, se non verrà raggiunto un accordo, inizierà lo sciopero.
Le trattative tra Boeing e il sindacato International Machinists Union continuano intensamente per evitare l’astensione dal lavoro. Se lo sciopero avrà successo, le conseguenze si faranno sentire su tutto il settore aereo a livello mondiale, poiché i ritardi di Boeing stanno già ostacolando i piani di sviluppo delle principali compagnie aeree, che si trovano a corto di aeromobili.
Il conflitto riguarda salari, pensioni e sicurezza sul lavoro. In particolare, i sindacati chiedono aumenti salariali del 40% nei prossimi 3-4 anni, il ripristino dei piani pensionistici eliminati nel 2014, minori costi sanitari, miglioramenti della sicurezza, riduzione degli straordinari obbligatori e la garanzia che il prossimo modello di Boeing venga prodotto a Washington.
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La Spagna ha siglato un accordo con Airbus per l’acquisto di 25 nuovi aerei da combattimento Eurofighter, destinati a rinnovare la flotta esistente. Questo contratto segue un precedente accordo del 2022 e porta il totale a 115 velivoli.
La banca centrale russa ha deciso di mantenere il tasso di riferimento al 21%, contrariamente alle aspettative di un aumento. L’inflazione elevata ha portato l’indice dei prezzi al consumo all’8,9% a novembre. Altre banche centrali, come la BCE e la Federal Reserve, hanno invece effettuato modifiche ai tassi.
A ottobre, l’industria italiana ha visto un aumento del fatturato dello 0,5% in valore e dello 0,8% in volume, trainato dal mercato interno, mentre il mercato estero ha registrato una flessione. Su base annua, si osserva un calo generale del fatturato, nonostante un giorno lavorativo in più rispetto all’anno precedente.
La Borsa di Tokyo conclude la sessione in ribasso a causa delle preoccupazioni legate alle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e ai conflitti in Medio Oriente. Anche i dati sull’inflazione superiore alle attese hanno influenzato negativamente il mercato, impattando sui titoli bancari. L’indice Nikkei e il Topix registrano flessioni.