09:48 venerdì 4 Marzo 2022

Borsa Mosca rimane chiusa, ecco quando potrebbe riaprire. Rublo affonda del 23% in una settimana

La borsa di Mosca rimarrà chiusa anche nella giornata di oggi. Lo hanno annunciato la banca centrale della Russia e il Moscow Exchange, aggiungendo che le contrattazioni rimarranno ferme almeno fino a mercoledì prossimo, 9 marzo.

Le uniche operazioni possibili sul mercato azionario del paese riguarderanno il “Rimborso: ordini diretti”, con regolamento in rubli.

Mentre i mercati continuano a seguire da vicino le vicende del conflitto Russia-Ucraina – l’ultimo orrore è il bombardamento che ha colpito la più grande centrale nucleare dell’Europa- Bloomberg ricorda i casi di altre borse che, in precedenza, sono state costrette a interrompere il trading per giorni, se non mesi.

E’ stata ricordata la chiusura del New York Stock Exchange, del London Stock Exchange e di altre borse nel 2001, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Negli Usa il trading tornò operativo dopo una chiusura di quattro giorni, con lo S&P 500 che cedette subito il 5% circa.

La borsa egiziana venne invece chiusa per quasi due mesi all’inizio del 2011, a causa delle proteste che finirono per rovesciare il regime trentennale del presidente Hosni Mubarak. La chiusura seguì un tracollo dell’indice di ben -16% nell’arco di appena due sedute. Quando la borsa riaprì i battenti, il sell off tornò subito ad attaccarla, tanto che quell’anno l’azionario dell’Egitto soffrì un tracollo del 49%.

La chiusura della borsa di Mosca non ha impedito tuttavia la forte emorragia dalle azioni russe scambiate alla borsa di Londra. I titoli hanno perso infatti più del 90% del loro valore prima di essere sospesi, dopo che i fornitori di indici azionari come il Ftse Russell e l’MSCI hanno ‘cacciato’ le azioni da tutti i loro listini.

Il London Stock Exchange ieri ha sospeso ben 27 società russe quotate alla borsa di Londra. Sospensione fino a ‘nuovo avviso’ anche per il VanEck Russia ETF, il più grande ETF che investe in azioni russe: ciò significa che sono stati interrotti, praticamente, i flussi in entrata nel fondo. BlackRock ha fatto lo stesso, sospendendo il suo iShares MSCI Russia ETF.

Gli asset russi, dai titoli di stato alle azioni delle società russe, sono stati definiti negli ultimi giorni “non investibili” a causa delle dure sanzioni che hanno colpito la Russia, a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Mosca, di fatto tagliata fuori dal mondo, ha comunque promesso un intervento a favore del mercato azionario fino a 10 miliardi di dollari, nel momento in cui la borsa riaprirà i battenti.

Il rublo è sceso oggi fino a -8,6% per dollaro, prima di ridurre le perdite a -1,4% a 107,50, in calo comunque del 23% su base settimanale.

Un articolo di Fortune sottolinea come le sanzioni che hanno colpito Mosca stiano impedendo alla Russia di salvare il rublo con quel bottino di guerra del valore di ben 630 miliardi di dollari che aveva accumulato prima di invadere l’Ucraina.

La banca centrale russa ha continuato ad ammassare riserve valutarie dall’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014 al punto che, da allora, il valore delle riserve valutarie straniere e di oro è quasi raddoppiato, balzando a $630 miliardi dai 368 miliardi di dollari di sette anni fa.

Il bottino di guerra avrebbe certo permesso a Putin & Co. di blindare il rublo. E invece no, visto che la Russia non ha fatto bene i propri conti: la metà circa delle riserve è stata depositata infatti nelle banche straniere. A cui la Russia ora non può accedere. Stati Uniti, Giappone e Unione europea hanno infatti annunciato sanzioni che impediscono alla banca centrale di attingere alle riserve che Mosca aveva depositato nelle banche estere, congelando praticamente quei conti e imponendo un embargo.

C’è da dire anche che il congelamento non ha però tagliato completamente fuori la Russia dalle proprie riserve: l’embargo permette infatti alla Russia di utilizzare ancora le sue riserve di valuta estera per le transazioni che avvengono sul mercato energetico.E su questo punto ovviamente la critica non è mancata visto che, nel caso per esempio dell’Unione europea,

nella lista delle banche russe cacciate dal sistema dei pagamenti internazionali Swift non c’è Gazprombank e neanche Sberbank. Motivo? E’ tramite queste banche che i paesi Ue pagano per le importazioni di gas e petrolio russi.

La banca centrale russa può inoltre avere ancora l’accesso al 13% delle sue riserve detenute in yuan cinesi. La Cina infatti rimane l’unico emittente di riserve valutarie straniere che non ha messo al bando Putin.

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