13:51 martedì 21 Aprile 2015

BORSE E VALUTE: SU COSA ESSERE LONG E COSA SHORTARE

Nessun cambio di rotta nella strategia di asset al location di Amundi Asset Management, che resta focalizzata su zona euro, classi di attivo rischiose, prodotti a spread e posizioni short sull’euro. “Abbiamo più volte affermato che la bassa crescita non è considerata incompatibile con la nostra allocazione, ma che i rischi di un ulteriore rallentamento dell’attività economica rappresentano un grave rischio per i nostri portafogli. Stiamo mantenendo questo approccio. La buona notizia è che le attività economiche si stanno gradualmente riprendendo nella zona euro. Certo, gli investimenti sono ancora di gran lunga lontani dal recupero, ma ci sono stati diversi sviluppi positivi: il livello dei tassi di interesse; il livello di spread creditizio; il boom del mercato azionario; la debolezza dell’euro; la ripresa del credito bancario; l’introduzione di un massiccio programma di QE, il cui impatto sull’economia reale stiamo monitorando, è fondamentale; la mancanza di stress dei mercati finanziari” si legge in un report odierno.

Gli analisti fanno notare che grazie soprattutto all’attivazione del programma di quantitative Easing della BCE, il mesescorso ha confermato le tendenze passate: l’indice MSCI Europe è salito del 2% (MSCI World ha perso l’1%, l’indice MSCI Emerging Markets è sceso dell’1,8% e l’S&P500 ha perso il 2,4%), il tasso di cambio EUR/USD è sceso dell’1,5% (-9% da inizio anno). Il forte miglioramento dei mercati azionari europei è il risultato di tre fattori principali: in primo luogo, la prospettiva di aumento degli utili societari a seguito dall’indebolimento dell’euro, un fattore la cui importanza è rafforzata dal fatto che gli utili in Europa sono inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti di circa il 40%; in secondo luogo, la ripresa della crescita, che dovrebbe incrementare le vendite. Infine, il mantenimento di tassi di interesse estremamente bassi a breve e a lungo termine, per un periodo di tempo prolungato. “Questi tre fattori da soli giustificano il continuo repricing dei titoli europei, senza arrivare a livelli di sopravvalutazione” concludono. (mt)

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